precordi
precòrdî s. m. pl. (ant. precòrdia s. f. pl.) [dal lat. praecordia, comp. di prae- «pre-» e cor cordis «cuore»]. – Termine (che nell’anatomia attuale è stato sostituito con precardio) già usato dagli antichi e ripreso poi nella medicina tradizionale e nel linguaggio letter. per indicare complessivamente gli organi e le formazioni anatomiche della cavità toracica che circondano il cuore, ritenuti sede degli affetti, dei sentimenti, della sensibilità: avendo il veleno già occupato il core e tutti i precordii, non se gli trovò rimedio valevole (Bandello); venisti all’Olimpo, o dea Tetide, quantunque afflitta, avendo ne’ precordi lutto indimenticabile (Cesarotti); una voluttà nei precordi la scosse, quasi facendola inginocchiare (Tozzi); bastava guardar le faccie per sentir salire il riso dai precordi (Bacchelli). Nella chiesa romana dei ss. Vincenzo e Anastasio si conservano tradizionalmente i precordî dei pontefici. Oggi si usa per lo più in espressioni enfatiche o scherz.: giungere, arrivare ai p., toccare i p., commuovere, impietosire; commuoversi, turbarsi fino ai precordî.