precorrere
precórrere v. intr. e tr. [dal lat. praecurrĕre, comp. di prae- «pre-» e currĕre «correre»] (coniug. come correre; nell’intr., aus. essere). – 1. letter. a. intr. Correre avanti, andare avanti ad altri, superare nella corsa: Acate Tornò, ch’era precorso, e seco addusse Deifobe (Caro). b. tr. Precedere, superare, oltrepassare una o più persone, di corsa, camminando, marciando e sim.: Marcia il campo veloce, anzi sì corre Che de la fama il volo anco precorre (T. Tasso); qualche galantuomo precorse di galoppo la folla per avvertirlo di quel che gli sovrastava (Manzoni). 2. fig. a. Come intr., letter., precedere nel tempo, prevenire: La tua benignità non pur soccorre A chi domanda, ma molte fïate Liberamente al dimandar precorre (Dante); Giorno chiaro, sereno, Che precorre alla festa di tua vita (Leopardi). b. Con uso trans., soddisfare in anticipo una richiesta, prima ancora che venga formulata (meno com. di prevenire): p. un desiderio, una domanda. Con sign. più particolari: p. i tempi, anticiparli, con idee o atteggiamenti nuovi, anticonformisti, d’avanguardia; p. gli eventi, agire, operare prima del tempo; non si devono p. gli eventi, conviene attendere il momento giusto per agire. ◆ Part. pass. precórso, anche come agg. (letter.): negli anni precorsi, antecedenti. Come s. m., raro, complesso di circostanze storiche che preparano e determinano eventi successivi: quella monarchia che gli ordinarî scrittori di politica facevano venir fuori, senza il precorso di tante e sì varie cagioni che debbono condizionarla (B. Croce).