predicato
s. m. [dal lat. praedicatum, part. pass. neutro sostantivato di praedicare (v. predicare), che come termine della logica e della grammatica traduce, nel lat. tardo e mediev., il gr. κατηγορούμενον «detto, asserito»]. – 1. Ciò che si predica, cioè si afferma o si nega intorno a un soggetto; nella logica: il giudizio è composto da un soggetto e un predicato. 2. Con sign. più specifico in logica matematica, attributo o proprietà relativa a uno o anche a più soggetti (per es., «4 è un numero positivo», «le rette a e b sono perpendicolari», «i tre punti A, B, C sono allineati»); quando, come negli esempî precedenti, si applica un predicato a costanti, si ottiene una proposizione. Calcolo dei p., il calcolo algebrico logico in cui si studiano le espressioni (formule) che si possono costruire con predicati, applicati a costanti e a variabili, e con connettivi e quantificatori: è il linguaggio che si considera usualmente nello studio della logica matematica (v. anche proposizione: calcolo delle proposizioni). 3. In grammatica, ciò che si afferma a proposito del soggetto: p. verbale, se nella frase appare un verbo predicativo (per es., «Paolo dorme», «scende la sera»); p. nominale, costituito dall’unione di una forma del verbo «essere» o di un altro verbo copulativo con un sostantivo o un aggettivo (per es., «Carlo è giornalista», «tutti sembrano lieti»); aggettivo, participio, sostantivo usato in funzione di o come predicato. Nella grammatica generativa, il predicato è l’intero sintagma verbale che segue il soggetto (per es., nella frase «il padre legge il giornale», il predicato è costituito da «legge il giornale»). 4. P. d’onore, qualifica, titolo, appellativo onorifico attribuito a personaggi che appartengono a talune famiglie dell’alta aristocrazia oppure eminenti per dignità, carica, grado, ufficio (come Don, Donna, Eccellenza, Eminenza, Maestà, Magnifico, Monsignore, Santità, Serenissimo, ecc.). P. nobiliare (o semplicem. predicato), il nome, per lo più di luogo, di derivazione feudale o allodiale (ma anche, quando sia meramente onorifico, di pura fantasia), che, preceduto dalla particella nobiliare di, si aggiungeva al titolo per specificarlo o completarlo; il predicato poteva seguire il titolo (Camillo Benso conte di Cavour) oppure il cognome (conte Camillo Benso di Cavour). Nello stato italiano repubblicano i predicati hanno perso, per dettato costituzionale, ogni valore giuridico, tranne quello di far parte integrante del cognome del titolare. 5. Nella locuz. essere in p. di ..., essere quello, o tra quelli, che ha o hanno maggiori probabilità di essere promosso a una carica, di ottenere un titolo, e sim.: è in p. di essere nominato direttore generale.