preferire
v. tr. [lat. praeferre, comp. di prae- «pre-» e ferre «portare»; propr. «portare innanzi»] (io preferisco, tu preferisci, ecc.). – Anteporre (nella stima, nell’affetto, nella simpatia, nella valutazione dei vantaggi o dei piaceri che se ne possono trarre) una persona o una cosa a un’altra o ad altre; può riferirsi a un giudizio, a un gusto personale, anche abituale: p. l’estate all’inverno; p. la prosa alla poesia; preferisco in genere il vino rosso; oppure a una scelta particolare, assumendo in tal caso il sign. di scegliere di preferenza, volere piuttosto: nel concorso gli fu preferito un candidato con più titoli; preferisco la sconfitta che scendere a compromessi; preferì la morte al tradimento. Con reggenza verbale diversa a seconda che il soggetto dei due verbi sia o no lo stesso: preferisco di solito passare l’estate in città; preferì non rispondere (disus. di non rispondere); preferirei che voi rimaneste con me; preferisco che tu non gli risponda. ◆ Part. pass. preferito, anche come agg., di persona o cosa o attività verso cui si ha e si mostra una preferenza: lo sport, il passatempo p.; le mie letture p.; talora sinon. di prediletto, ma meno forte e più fam.: il nipote p.; anche con uso di s. m. (f. -a): il p. tra i miei allievi. Come s. m. pl., preferiti, tipo di cioccolatini al liquore.