pregio
prègio s. m. [lat. prĕtium, da cui anche prezzo]. – 1. ant. Prezzo: dando ... per iscritto tutta la mercatantia e il p. di quella (Boccaccio); Ivi menzogne a vil p. si mercono (Poliziano). 2. Stima, considerazione, anticam. anche in senso negativo: Or ch’un superbo in sì vil p. m’abbia ... (Poliziano); Capaneo mostra il poco p. che ha di Dio e il poco p. che fa di lui (Pascoli). Oggi esclusivam. con senso positivo, spec. nelle locuz. avere, tenere in p. (o in gran p.) una persona, una cosa, stimarla: in Africa, attorno al 1920, le popolazioni dell’attuale Gabon tenevano in p. le scatolette vuote di carne in scatola, ci facevano dei pentolini, dei manicotti, dei chitarrini (Ermanno Cavazzoni); essere in p., essere tenuto in p. da qualcuno, esserne altamente stimato. 3. a. letter. Vanto riconosciuto, lode, merito: vostra gente onrata non si sfregia Del p. de la borsa e de la spada (Dante); L’una sen va col p. di beltade (Bembo). b. Le qualità, le doti che sono causa di lode e di vanto, che conferiscono valore: un oggetto di gran p.; un libro, un film, uno spettacolo di p.; p. letterarî, artistici; è una persona alla quale riconosco molti p.; ha sempre avuto il p. della sincerità, della modestia; il p. dell’appartamento è la vista sul mare. 4. ant. Voce, fama (con sign. neutro, quindi anche in senso negativo): ha p. d’avarezza (Dante da Maiano); Abiendo p. di crudalitate (Ch. Davanzati). 5. Onore, vanto, esclusivam. nelle locuz. farsi p. (o un p.), pregiarsi, essere onorato, in formule epistolari di ossequiosa cortesia oggi non più in uso: ci facciamo p. di comunicarle i nuovi titoli di libri disponibili nel nostro catalogo.