preporre
prepórre v. tr. [dal lat. praeponĕre, comp. di prae- «pre-» e ponĕre «porre»] (coniug. come porre). – 1. Mettere, porre avanti, collocare prima (si contrappone a posporre): p. un aggettivo al sostantivo; p. a un libro una dedica, una nota introduttiva. Raro o ant. nel sign. di dare la precedenza a una cosa o persona in una serie ordinata o in genere rispetto ad altre cose o persone successive: nell’indicazione delle unità di misura, si prepongono di solito quelle più piccole; grandissima grazia ... reputar mi debbo che il nostro re me a tanta cosa, come è a raccontar della magnificenzia, m’abbia preposta (Boccaccio), mi abbia incaricata di parlare prima degli altri intorno a tale argomento. 2. fig. a. Considerare più importante, tenere in maggiore considerazione, preferire (in queste accezioni è meno com. di anteporre): p. gli interessi della collettività a quelli personali; va preposto il dovere al piacere; ed io bramava Certo tenerla in signoria, tal sendo Che a Clitennestra pur ... io lo prepongo (V. Monti). b. Mettere una persona a capo di un ufficio, affidarle un incarico di preminenza, di responsabilità: lo preposero all’amministrazione della ditta; il più anziano degli ufficiali fu preposto alla difesa della città. 3. Forma ant. e rara per proporre. ◆ Part. pres. preponènte, anche, nel linguaggio giur., come agg. e s. m. (v. la voce). ◆ Part. pass. prepósto, anche come agg., nel sign. 2 b: l’ingegnere preposto alla direzione dei lavori; i funzionarî preposti al mantenimento dell’ordine pubblico; per l’uso come s. m., v. preposto.