presiedere
presièdere v. intr. e tr. [dal lat. praesidere, comp. di prae- «pre-» e sedere «sedere, stare»] (io presièdo, ecc.; pass. rem. presiedètti [raro presiedéi], presiedésti, ecc.; il dittongo -ie- si conserva solitamente anche fuori d’accento; come intr., aus. avere). – 1. a. Essere a capo in qualità di presidente o di preside, e più genericam. esercitare funzioni direttive, sovraintendere: p. ai lavori di una commissione, alle sedute della Camera. Più spesso trans., quando si faccia riferimento non all’attività ma all’ente che si dirige: p. la giuria (o alla giuria); p. la facoltà di medicina; fu chiamato a p. il liceo di Teramo. Con uso assol., avere un posto di comando, di responsabilità: gli errori di quelli che presiedono, sono spesso più noti agli altri che a loro (Manzoni). b. Con sign. più specifico, dirigere i lavori di una seduta, dando la parola ai singoli oratori, mettendo ai voti le proposte, e sim.: p. a una seduta, a una riunione, o, trans., p. la seduta, la riunione; anche al passivo: la tavola rotonda sarà presieduta dal titolare di fisica nucleare. In usi assol.: si terrà una riunione del consiglio di amministrazione: presiederà il commissario straordinario; e in verbali di adunanze: si apre la seduta: presiede il segretario generale. 2. fig. Con uso intr., in contesti tecnici, avere un ruolo preminente nello svolgimento di una funzione fisiologica o meccanica: il cuore presiede alla funzione circolatoria; le parti del motore che presiedono alla carburazione.