presumere
preṡùmere (ant. preṡùmmere, proṡùmere) v. tr. [dal lat. praesumĕre «supporre, congetturare», comp. di prae- «pre-» e sumĕre «prendere»] (coniug. come assumere). – 1. Ritenere in base ad argomentazioni logiche o a congetture; supporre, congetturare: si presume che la rapina sia opera di terroristi; dalle sue parole presumo che sia del tutto estraneo alla vicenda; per quel che posso p., non ci sarà nessun cambiamento sostanziale nella strategia politica del partito; si presume che il fenomeno non si debba più ripetere. Meno com., sospettare, immaginare: acciò che questa cosa non si potesse presummere per alcuno (Boccaccio); e, con sign. più generico, conoscere: un bel fiume Che con silenzio al mar va declinando, E se vada o se stia mal si prosume (Ariosto). Più frequente, in queste accezioni, il part. pass. e agg. presunto (v.). 2. Pretendere qualche cosa oltre i limiti consentiti dalla propria capacità, dalla convenienza e sim.: ignorante qual è, non può p. di giudicare l’operato altrui; presumeva d’arrivare alla cima in un’ora (nel linguaggio corrente, più com. in casi simili pretendere). Più spesso, seguito dalla prep. di (con un complemento o con un verbo all’infinito), ritenersi capace di cose superiori alle proprie forze, avere eccessiva opinione di sé, delle proprie capacità: p. della propria intelligenza, delle proprie possibilità; presume di poter fare tutto da sé; anche per indicare una qualità costante: non mi è simpatico: è una persona che presume troppo di sé. ◆ Part. pass. preṡunto, anche come agg. (v. la voce).