prevalere
prevalére v. intr. [dal lat. praevalere, comp. di prae- «pre-» e valere «essere forte»] (coniug. come valere, anche per le forme ant.; aus. essere e avere). – 1. Avere maggior valore, maggior forza e potere, essere superiore: prevalevano i Francesi per le armi e per l’ordine (Botta); avere il sopravvento, riuscire a imporsi su altre cose o persone: il bene della comunità deve p. su ogni altra considerazione; il diritto finirà col p. sulla forza; è del linguaggio letter. l’uso con le prep. di (al posto di per) e a (al posto di su): Così pugna naval ... Fra due legni ineguali egual si mira, Ch’un d’altezza preval, l’altro di moto (T. Tasso); nell’animo di Renzo l’ira prevalse all’abbattimento (Manzoni); e, ma in altro senso, con la prep. in: il guardo che dissimula Quanto in altrui prevale (Parini), che finge di non accorgersi del potere che ha sugli altri. Spesso assol.: la forza dei nemici prevalse; le forze dell’inferno non prevarranno (v. non praevalebunt); Non so se il riso o la pietà prevale (Leopardi); nella discussione che seguì è prevalsa (o ha prevalso) l’opinione contraria; la tua opinione ha finito col prevalere. Talvolta, essere superiore soltanto quantitativamente: le buone occasioni prevalgono su quelle cattive; anche, essere più frequente: la malattia si è molto diffusa, ma prevalgono i casi benigni. 2. Come intr. pron., ant., prevalersi di ..., valersi, servirsi, approfittare, trarre vantaggio da qualche cosa: questa [novella] ... vi mando, supplicandovi umilissimamente a non sdegnarvi se in così picciol momento del valoroso e vertuoso nome vostro mi prevaglio (Bandello); egli, secondo l’uso degli scolari, si prevalse della mia debolezza, si rese padrone del mio cuore (Goldoni). ◆ Part. pres. prevalènte, frequente come agg. (v. la voce).