prezzare
(ant. preziare) v. tr. [dal lat. tardo pretiare (con i sign. del n. 1), der. di pretium «prezzo»] (io prèzzo, ecc.). – 1. ant. a. Apprezzare, stimare, tenere in considerazione: Quant’uom più val, men se medesmo ei prezza (Alfieri). b. Attribuire notevole valore, alto prezzo a qualcosa: ècci di questi macigni sì gran quantità, che appo noi è poco prezzata (Boccaccio). c. Tenere in conto, considerare (spec. in frasi negative): Un magnanimo cor morte non prezza (Ariosto). 2. Nell’uso commerciale, munire una merce del relativo prezzo, o di un cartellino indicante il prezzo. 3. Nell’uso ant., con la particella pron.: a. Come intr., curarsi, interessarsi: Cotanto del mio mal par che si prezzi, Quanto legno di mar che non lieva onda (Dante). b. Come rifl., vantarsi, compiacersi: Gonsalvo Ferrando, Gran Capitano, molto più di questo si preziava, che di tutte le sue famose vittorie (Castiglione). ◆ Part. pass. prezzato, anche come agg.: merci prezzate, di cui è stato segnato il prezzo, corredate del cartellino o dell’etichetta col prezzo. Nell’uso ant., apprezzato, pregiato.