prezzo
prèzzo s. m. [lat. prĕtium]. – 1. a. L’equivalente in unità monetarie di un bene o di un oggetto, di un servizio o di una prestazione; più in partic., si parla di p. relativo, per riferirsi al valore di scambio di un bene nei termini di un altro bene: p. di acquisto; p. di affitto; p. della locazione; p. dell’abbonamento; p. del riscatto; il p. di un appartamento, di un divano, di un vestito; pranzo a p. fisso; il p. del biglietto; lista dei p.; guerra dei p., concorrenza tra imprese fondata sulla riduzione dei prezzi. In riferimenti storici: rivoluzione dei p., il vertiginoso aumento dei prezzi verificatosi in seguito alle grandi scoperte geografiche, soprattutto a partire dalla metà del Cinquecento, a causa dell’improvvisa abbondanza di metalli preziosi e della svalutazione della moneta, e che colpì in primo luogo la Spagna e poi gli altri paesi d’Europa, mentre ne trassero giovamento i paesi in via d’industrializzazione (Inghilterra e Olanda); editto dei p., editto emanato nel 301 dall’imperatore Diocleziano, per porre rimedio alla crisi economica e finanziaria dell’impero. Con qualificazioni specifiche nel linguaggio econ. e commerciale: p. di vendita; p. di costo; p. di mercato; p. corrente; p. base, nelle vendite all’asta, il prezzo fissato come partenza per le offerte; p. imposto, quello assegnato dal produttore della merce; p. amministrati, quelli la cui determinazione è effettuata dalla pubblica amministrazione (consumi di energia elettrica, tariffe telefoniche, ecc.); p. sorvegliati, quelli la cui determinazione è rimessa al venditore ma con la vigilanza della pubblica amministrazione; p. politico, v. politico1, n. 1 d; blocco dei p., fissazione d’imperio dei prezzi da parte delle autorità di governo, per evitare gli aumenti di prezzo in situazioni inflazionistiche. Nell’uso più com.: p. di calmiere; p. di concorrenza; p. fisso, su cui non è ammessa la contrattazione; p. di favore, che si fa a cliente amico o di particolare riguardo; p. d’affezione (v. affezione); p. di copertina, segnato sulla copertina di un libro; prezzo su strada, nella vendita di autoveicoli, il prezzo di listino che comprende anche le spese di trasporto, d’immatricolazione e le imposte, detto più spesso prezzo chiavi in mano (v. chiave, n. 1 b); p. alto, basso, equo, conveniente, ecc.; vendere (comprare) a prezzi alti o bassi, a caro p., a buon p., a un prezzo irrisorio; un abito di poco p., d’alto p. (anche assol. di prezzo, di notevole valore: è merce di p., questa!); aumentare, crescere, rialzare i p.; calare, ribassare i p.; riferendosi alle merci: le arance sono salite, sono scese di p.; riferendosi ai prezzi stessi: il p. delle arance è salito, è sceso; aumento dei p.; ribasso, crollo dei p.; fare il p., determinare il prezzo di una merce; fissare, pattuire, contrattare il p.; accordarsi, discutere, tirare sul p.; sul p. c’intenderemo; fare una riduzione sul p.; per l’analisi dei p. nella contabilità dei lavori, v. analisi, n. 5 a. Il prezzo è detto anche passaggio se riferito al servizio di trasporto di persone da un luogo all’altro; nolo se riferito al servizio di trasporto marittimo di cose. Nelle negoziazioni di borsa il prezzo è detto genericam. corso se riferito a titoli pubblici e privati, cambio se riferito a divise e valute estere; in partic., p. del riporto, l’interesse pagato sul riporto, cioè su un prestito a breve termine garantito da titoli; per p. di storno, v. storno. b. Con sign. concr., la cifra in cui il prezzo si esprime: non si legge bene il p.; anche, la scritta o il cartellino che contiene le cifre del prezzo: non vedo il p.; il p. dev’essere sempre esposto. c. In usi estens. e fig., qualsiasi cosa che si dia o si debba in cambio di altre o per ottenere un risultato: la morte di molti soldati è stato il p. della vittoria; accetterebbe volentieri l’incarico, ma il p. che gli si chiede è troppo alto; ha imparato a vivere, ma a caro p.; vendere a caro p. la vita, difendersi valorosamente prima di morire in modo da recare danno ai nemici o a un aggressore; Gesù ha redento l’umanità col p. del suo sangue; a qualunque p., a qualsiasi p., a qualunque condizione, a costo di qualsiasi sacrificio; a nessun p., a nessuna condizione, neppure in cambio delle migliori offerte o proposte; non avere prezzo, di oggetto materiale, di opera d’arte, o anche di atto, di comportamento, cui si attribuisca valore inestimabile. Di uso letter. la locuz. non è p. dell’opera, non mette conto, non vale la pena (fare qualcosa), traduz. del lat. non est operae pretium. 2. A prezzo, come locuz. avv., letter., a pagamento, dietro compenso: il quale, povero uomo essendo, di portare pesi a p. serviva chi il richiedeva (Boccaccio); più spesso con riferimento a cosa che non si dovrebbe vendere: mettere a p. la propria onestà, il proprio nome, la propria firma; Che sparga ’l sangue e venda l’alma a p. (Petrarca); mettere a p. la testa di uomo conosciuto reo (Beccaria). Più com. la locuz. prep. a prezzo di, a costo di, in cambio di: ci sono riuscito a p. di innumerevoli sacrifici. 3. In grammatica, complemento di p., il complemento che esprime il prezzo di acquisto o di vendita di qualche cosa: nell’uso sintattico ital., si esprime con un avverbio o con un complemento introdotto dalla prep. a o per: costa poco, molto; costa caro; vendere (comperare) a caro p., a buon p., al p. di cento euro; vendere (comperare) per poco, per un pezzo di pane, ecc. 4. ant. Pregio, stima, considerazione: Lastre e colonne, e le dorate travi Che furo in p. agli lor padri e agli avi (Ariosto); i letterati sono adesso in poco p. (Bandello). ◆ Pegg. prezzàccio, prezzo estremamente basso (dal punto di vista del venditore).