principale
agg. e s. m. [dal lat. principalis, der. di princeps -cĭpis «primo»: v. principe]. – 1. agg. a. Che ha maggior rilievo, maggiore importanza rispetto ad altre cose dello stesso genere: esaminiamo i punti p. della questione; esporre i fatti p., sorvolando su quelli secondarî; sostenere la parte p., in un film, una commedia e sim.; di maggior valore e pregio: in quella galleria d’arte il pezzo p. è il quadro di Rubens. b. Con riferimento a persona, che ha maggiore autorità e prestigio, o maggiore responsabilità, o che, per qualsiasi altro motivo, è più importante rispetto ad altri: le p. famiglie della città; al congresso erano presenti i p. esponenti del settore; i p. scrittori italiani; è uno dei p. imputati in questo processo. c. Con riferimento a determinazioni locali, più grande, più frequentato, di maggiori dimensioni e sim.: la porta p. del palazzo; le strade p. della città; l’albergo si trova nella piazza p. del paese; la chiesa p., la cattedrale; anche, di luogo in cui si svolgono le più importanti attività industriali, commerciali, amministrative e sim.: è la p. città dell’isola; il p. porto del Mediterraneo. 2. agg. Con sign. particolare in locuzioni appartenenti al linguaggio di alcune scienze: a. In astronomia, in un sistema stellare binario o multiplo, stella p., la stella di massa maggiore intorno a cui ruotano l’altra o le altre stelle del sistema. b. In ottica, piani p., per un sistema ottico centrato (v. centrato, n. 1 c), i due piani, perpendicolari all’asse ottico, che è possibile costruire in base alle proprietà ottiche e geometriche del sistema e che sono parte integrante dello schema ottico equivalente del sistema stesso, tramite il quale è possibile determinare il cammino dei raggi luminosi che lo attraversano, prescindendo dalla forma e dalle caratteristiche fisiche dei diottri che lo compongono: i due piani principali delimitano lo spazio degli oggetti (posto in genere a sinistra del primo piano p.) e lo spazio-immagini (posto in genere a destra del secondo piano p.); punti p., le intersezioni dei piani principali con l’asse ottico del sistema. c. In grammatica: proposizione p., quella che è grammaticalmente o logicamente autonoma, rispetto alle proposizioni coordinate e alle subordinate (o secondarie); accento p., quello più forte, in una parola che, essendo composta o comunque lunga, abbia anche uno o più accenti secondarî (per es., quello della sillaba -men- in vàlidaménte, o della sillaba -zió- in càpostazióne). d. Nel diritto, bene p., il bene al quale altri beni, chiamati accessorî, sono collegati in un durevole rapporto funzionale ed economico di subordinazione. e. In matematica, detto di un ente (un punto, una retta, una figura, un termine di un’espressione algebrica o analitica, ecc.) che abbia importanza particolare riguardo a una certa questione; per es., in geometria descrittiva, punto p. è il piede della normale condotta dal centro di proiezione sul quadro, mentre distanza p. è la distanza del centro di proiezione dal quadro. f. In musica, registro p. (o assol. principale, s. m.), il registro fondamentale dell’organo, dotato di canne cilindriche di stagno di misura media, dalla sonorità corposa ma non forte, pastosa e tonda. 3. s. m. a. Con valore neutro, cosa, questione, elemento che ha maggior rilievo e importanza di altri: devi tener conto del p. e scartare tutto ciò che è accessorio; qui andavan tutti d’accordo, almeno nel p. (Manzoni). b. Nella scenotecnica teatrale del Settecento e dell’Ottocento, il termine indicò prima il fondale dipinto, poi un telone dipinto che rappresentava una porzione di scena, in primo piano, ritagliato in modo da permettere la visibilità sulle altre scene e sul fondale. c. letter. Persona di notevole prestigio, o che ha maggiore autorità degli altri: estimo che di necessità sia convenire esser tra noi alcuno p., il quale noi e onoriamo e ubidiamo come maggiore (Boccaccio); ma, quando volle mischiarsi coi p. della sua città, trovò un fare ben diverso (Manzoni). Anticam. anche con il sign. di capo militare, comandante supremo: [Bartolomeo di Alviano] molte volte, o per sua mala fortuna o, come altri dicevano, per essere di consiglio precipitoso, fu superato dagli inimici: anzi, forse, dove fu p. degli eserciti non ottenne mai vittoria alcuna (Guicciardini). d. Nell’uso com., persona alle cui dipendenze si lavora, datore di lavoro (in un negozio, in un laboratorio artigiano, in un ufficio privato, e sim.): per il pagamento deve rivolgersi al p.; il p. l’ha rimproverato per il ritardo; anche in tono scherz., riferendosi a un superiore in genere: Chi sa che in fondo all’anima po’ poi Non mandi a quel paese il principale! (Giusti), cioè il sovrano. 4. s. f. In grammatica, lo stesso che proposizione (v.) principale. ◆ Avv. principal-ménte, in primo luogo, soprattutto, specificamente: non dovresti contraddirlo, principalmente quando vedi che è di cattivo umore; è un genere di pésca che si pratica principalmente di notte; quasi tutte le antiche tirannidi, e principalmente la romana imperiale, nacquero e si corroborarono per via della forza militare (Alfieri).