principiare
v. tr. e intr. [der. di principio] (io princìpio, ecc.). – 1. tr. Cominciare, avviare: p. un lavoro, un viaggio, un discorso; il pittore principiò il quadro, ma non riuscì a finirlo; costruito con le prep. con o a: principiò col dire che non avrebbe mai ceduto, e invece poi ...; p. a leggere, a scrivere, a lavorare; i magistrati ... principiarono a dare un po’ più orecchio agli avvisi, alle proposte della Sanità (Manzoni); se principia a chiacchierare, poi non la smette più. Usato assol.: principiamo? principiamo di nuovo?, quando qualcuno accenna a voler litigare o a far qualcosa che arrechi noia e disturbo agli altri. In tutte queste accezioni, e così in quelle che seguono, è oggi molto meno comune che cominciare. 2. intr. (aus. essere) Aver principio: l’anno è principiato bene, per fortuna; il romanzo principia con la descrizione di un paesaggio; la partita è principiata da un’ora. Talora nella locuz. a principiare da ..., sia per indicare un limite di tempo dal quale deve cominciare una data azione (a p. da oggi la chiusura dei negozî è posticipata di mezz’ora; prenderai servizio a p. dal 15 del mese), sia per rafforzare l’idea di partecipazione totale a un’azione (a p. dal presidente della Repubblica tutti i cittadini sono obbligati a obbedire alle leggi dello stato; a p. dai più accaniti oppositori tutti riconobbero la sua onestà). Con uso sostantivato: al p. della primavera. ◆ Part. pres. principiante, frequente come sost., con sign. particolare (v. la voce).