privilegiare
v. tr. [der. di privilegio] (io privilègio, ecc.). – 1. Accordare un privilegio, un favore o un vantaggio particolare (che, se precisato, viene introdotto con le prep. con, per, di): l’uomo è stato privilegiato sugli altri animali per (o con) il dono della ragione; nel 2° secolo dopo Cristo varie città d’Italia furono privilegiate della cittadinanza romana; la storia, quale fu fatta sinora, rassomiglia ad un cimitero, in cui ... poche croci sparse qua e là privilegiano d’un ricordo alcuni nomi che non ne son forse più degni degli infiniti dimenticati che lor giacciono intorno (C. Cattaneo); con uso assol., dotare di particolari doni e beni, in quantità superiore rispetto ad altri: Uso e natura sì la privilegia [la famiglia dei Malaspina], Che ... sola va dritta e ’l mal cammin dispregia (Dante); o, più genericam., anche in usi recenti, mettere in condizione di privilegio, favorire qualcuno accordandogli particolari privilegi: leggi, provvedimenti, soluzioni che privilegiano un partito, una categoria di cittadini; nel testamento ha privilegiato la moglie; privilegiare i più bisognosi con sussidî; notabili piccoli e grandi con le tasche sempre gonfie di elenchi di persone da assumere, di ditte appaltatrici da p., di dipendenti da promuovere (Ermanno Rea). 2. Per estens., con oggetto di cosa, preferire rispetto ad altro, anteporre attribuendo maggior valore o importanza, considerare con maggiore interesse: le cambiali saranno privilegiate più d’ogni altra obbligazione (Beccaria); la legge civile ... venera e aiuta la religione, ma non privilegia nessuna delle sue forme (Mamiani); i poeti tendono in genere a p. la fantasia e l’immaginazione sulla ragione; l’autore del volume ha voluto p. l’aspetto sociologico della ricerca; p. la carriera rispetto alla famiglia. ◆ Part. pass. privilegiato, frequente come agg. (v. la voce).