procacciare
v. tr. [comp. di pro-1 e cacciare; propr. «procurare cacciando»] (io procàccio, ecc.). – Cercare o trovare il modo di provvedere qualcosa a sé o ad altri (è in genere sinon., ma molto meno com., di procurare): p. il pane alla famiglia; fig., p. il proprio danno, o p. danno a sé stesso; ant., p. la propria ventura, procurarsi qualcosa di molto piacevole, spec. nell’ambito amoroso: come seppero il meglio, segretamente procacciaron lor ventura (Boccaccio). Con particella pron., procurarsi, riuscire ad avere, spesso dandosi da fare, trafficando e sim.: procacciarsi un lavoro, un impiego; procacciarsi guadagni, fama, onori; o causare, provocare a sé stessi: procacciarsi guai, noie, fastidî. Seguito da che o di, fare in modo, sforzarsi, ingegnarsi per conseguire uno scopo: procacciate che nessuno lo sappia; solo chi procaccia D’aver fratelli in suo timor non erra (Pascoli); nell’uso ant., anche con particella pron.: molti pieni d’invidia già si procacciavano di sapere di me quello che io volea del tutto celare ad altrui (Dante); Egli più dell’usato si procaccia D’accarezzarmi, e la sua fraude aiuta (Ariosto). ◆ Part. pres. procacciante, come agg. e sost. e con accezioni partic. (v. la voce).