profano
agg. [dal lat. profanus, comp. di pro- «davanti» e fanum «tempio, luogo sacro»; quindi propr. «che sta fuori del sacro recinto»]. – 1. a. Che non ha carattere sacro, che è estraneo o contrario a ciò che è sacro e religioso: la certa origine della storia universale p., e della di lei perpetuità con la sacra, la qual’è più antica d’ogni profana (Vico); chiesa ormai sconsacrata e adibita a usi p.; Odor sacro e p. d’incensi e di belletti! (Gozzano); amore p., quello rivolto a esseri umani, non a Dio; Amor sacro e Amor p., titolo dato comunem. a un dipinto del Tiziano; sostantivato con valore neutro: mescolare il sacro al p., in senso estens., mettere insieme cose diverse e opposte fra loro. b. Che ha per argomento motivi terreni, mondani, non religiosi: storia p.; poesia p.; musica p.; discutere di argomenti p.; pensieri profani. 2. estens. a. Che è indegno di toccare, sentire o vedere persone o cose sacre: mani, occhi, orecchie p.; Lungi, o labbra profane: al labbro solo De la diva che qui soggiorna e regna Il castissimo calice si serbi (Parini); la terra ... sacre le reliquie renda Dall’insultar de’ nembi e dal profano Piede del vulgo (Foscolo). b. Che viene meno al rispetto dovuto a cose, luoghi e persone sacri, che ne contamina la sacralità, quindi, spesso, empio, sacrilego: lingua p.; parole, frasi profane. 3. a. letter., ant. Che non è iniziato ai misteri religiosi: via, via profani, ... itene lunge Dal bosco tutto (Caro, traduz. di Virgilio, Aen. VI, 257-8). b. In senso fig., per lo più come sost., chi non ha il diritto di entrare in un luogo: e me rapisci Invisibil con te fra li negati Ad ognaltro p. aditi sacri (Parini). c. Nell’uso com., che è inesperto, non competente, non preparato in un’arte, una disciplina, un determinato settore di attività: sono p. di musica, di pittura; come sost.: non posso dare giudizî in merito perché sono un p.; per estens., che appare privo di stile e di raffinatezza, che mostra gusti facili e banali: è gente p.; volgo p., la gente comune, piuttosto ignorante (ricordo dell’oraziano profanum vulgus, ove profanum significa «non iniziato ai misteri della poesia»); come sost., i profani, le persone prive di specifiche conoscenze o competenze: il discorso dev’essere comprensibile a tutti, anche ai profani. 4. Controverso è il sign. che la parola ha in Dante, con riferimento ai golosi: Volgonsi spesso i miseri p. (Inf. VI, 21), intesi da alcuni come peccatori, da altri come disgraziati, abbandonati da Dio; significato, quest’ultimo, che il vocabolo ha anche in altri testi antichi, per es. in Boccaccio (Teseida II, 71): i cittadin tebani, Le donne e’ vecchi e’ piccioli figliuoli Rimasi in quella miseri e profani, dove il secondo agg. costituisce un rafforzamento sinonimico del primo. ◆ Avv. profanaménte, non com., in modo profano, con atteggiamento estraneo o irriverente verso gli aspetti sacri e religiosi: disturbare profanamente una cerimonia, una funzione; o da profano, con incompetenza: discutere profanamente di musica.