proibire
v. tr. [dal lat. prohibēre, comp. di pro-1 e habere «avere» (propr. «tener lontano»), con mutamento di coniug.] (io proibisco, tu proibisci, ecc.). – Ordinare che una cosa non si faccia, vietare; costruito con di e l’infinito: ti proibisco di fare queste insinuazioni; la legge proibisce di portare armi senza la prescritta autorizzazione; il medico gli ha proibito di bere alcolici; raro con che e il congiuntivo: le autorità hanno proibito che si svolga la manifestazione. Più frequente con compl. oggetto (spec. quando la proibizione è indeterminata, non è cioè rivolta a una persona in particolare): p. un corteo; p. uno spettacolo; p. l’uso delle droghe; finalmente hanno proibito l’accesso al centro storico. Per estens., non com., impedire: la neve caduta proibisce il passaggio; forse il cattivo tempo proibirà lo svolgimento della regata. Anticam. poteva essere anche trans. per la persona, spec. nel passivo: gli uffiziali ... furono proibiti dall’usare la polvere di cipri [= cipria] nella cura dei loro capelli (Botta). ◆ Part. pass. proibito, in unione col v. essere seguito da un infinito (che rappresenta il soggetto), in funzione quindi di pred. nominale: è proibito entrare; è proibito parlare al conducente; è severamente proibito fumare; è proibito dalla legge, dai regolamenti. Anche come agg. e s. m. (v. la voce).