prolazione
prolazióne s. f. [dal lat. prolatio -onis, der. di prolatus, part. pass. di proferre (v. proferire)]. – 1. ant. L’atto e il modo di proferire le parole: eloquentissimo fu e facondo, e con ottima e pronta p. (Boccaccio, di Dante). 2. In musica, nella teoria della notazione mensurale tra i secoli 13° e 16°, il rapporto di durata tra semibreve e minima, che poteva essere maior, quando una semibreve corrispondeva a tre minime (e si indicava con un punto all’interno del simbolo designante il tempus: un circolo per il tempus perfectum, un semicircolo per il tempus imperfectum), o minor, quando il rapporto corrispondeva a due minime (e in questo caso il circolo o semicircolo del tempus era senza punto). Ne derivavano quattro fondamentali combinazioni tra prolazione e tempus: tempus imperfectum cum prolatione imperfecta, indicato da un semicircolo senza punto, corrispondente in notazione moderna a 2/4; tempus imperfectum cum prolatione perfecta, semicircolo con il punto, corrispondente a 6/8; tempus perfectum cum prolatione imperfecta, circolo senza punto, corrispondente a 3/4; tempus perfectum cum prolatione perfecta, circolo con il punto, corrispondente a 9/8. A partire dal sec. 14° il termine fu spesso usato come sinon. di misurazione, per indicare le diverse combinazioni nei rapporti di durata.