prolungare
v. tr. [dal lat. tardo prolongare, der. di longus «lungo», col pref. pro-1] (io prolungo, tu prolunghi, ecc.). – 1. a. Rendere più lungo, far continuare nello spazio: p. una strada; p. un segmento, un lato di un triangolo. b. Rendere di maggiore durata, far durare di più: p. il lavoro fino a tardi; p. l’orario di apertura dei negozî; p. l’attesa, la fermata; p. il discorso, la conversazione; è stata una cura miracolosa, che gli ha prolungato la vita; anche, p. una nota, il suono d’una nota, e sim. Talora col senso di prorogare: hanno prolungato il termine per la consegna dei documenti; o, ant., di rimandare, differire: il medico, prolungata nella seguente mattina la cura della gamba, salito in su una barchetta n’andò a Amalfi (Boccaccio). 2. Rifl. con valore intr., estendersi nello spazio o nel tempo: la strada si prolunga in un sentiero; il suo ritardo si prolungava; anche sostantivato: il prolungarsi di una vibrazione; non godo di questo artificioso prolungarsi dell’infanzia (Arbasino). Di persona, sempre con riferimento a discorso: si è prolungato a spiegarmi ...; l’oratore si è prolungato oltre il tempo concesso; ma che più mi prolungo io in raccontar quello, che a ciascuno può essere manifesto? (Sannazzaro); anche assol.: non mi prolungo. ◆ Part. pass. prolungato, anche come agg., di cosa che estende la sua durata nel tempo: suono prolungato; fece una pausa prolungata; sosta prolungata; prolungati applausi. Di qui l’avverbio prolungataménte, per un tempo prolungato: gridare, applaudire prolungatamente.