propagginazione
propagginazióne (ant. propaginazióne) s. f. [dal lat. tardo propaginatio -onis, der. di propaginare «propagginare»]. – 1. In agraria, metodo di propagazione delle piante che si ottiene col piegare un ramo (propaggine) verso il basso e interrarlo in parte senza staccarlo dalla pianta madre; quando la parte sotterrata è radicata, il ramo si recide. Questa tecnica è particolarmente utile per le piante che non si propagano per talea e viene utilizzata da giardinieri e vivaisti per piante ornamentali o da frutto, per es. per la vite e il nocciòlo. Per il tipo detto p. a capogatto, v. capogatto. 2. fig., non com. Propagazione, diffusione: la p. di un fenomeno, di una specie, di una setta, di un agglomerato urbano. 3. Nel medioevo, forma di condanna capitale (ricordata da Dante come pena dei simoniaci nel canto XIX dell’Inferno, vv. 43 e segg.) consistente nel calare il condannato col capo all’ingiù in una buca, che veniva poi riempita di terra in modo da farlo morire soffocato. 4. In fonetica, fenomeno di estensione di un’articolazione indietro o in avanti, nel corpo della parola; si tratta propriamente di un’anticipazione ovvero di una posticipazione di fonema, che risulta ripreso in forma del tutto identica o notevolmente simile (per es. un i propagginato come i̯). L’articolazione da cui ha preso lo spunto la propagginazione può anche scomparire, come nel greco ϕαίνω «mostrare» da *ϕαν-i̯ω, o nel portoghese euga «cavalla» dal lat. equa.