proposito
propòṡito s. m. [dal lat. proposĭtum, part. pass. neutro di proponĕre (v. proporre); propr., «ciò ch’è posto innanzi»]. – 1. Fermo proponimento, volontà deliberata di fare una cosa, di comportarsi in un determinato modo: formare, formulare, avere un p.; distogliere da un p.; desistere dal p.; cambiare p.; fare p. di ...; ho fatto p. di non rispondere alle sue provocazioni; p. duraturi, effimeri; santi, generosi p.; chi poteva indovinare il suo atroce p.?; mostrarsi saldo in un p.; essere costante o avere costanza nei p.; una persona tenace, ostinata, irremovibile nei suoi p.; nessuno è riuscito a smuoverlo dal suo ostinato p.; dimenticare i buoni p.; e iron.: buoni p., i suoi!; che nobili propositi! Frequente la locuz. avv. di proposito (anche di buono, di serio p.), seriamente, d’impegno: s’è messo a studiare, a lavorare di p.; questa volta ci si è messo proprio di p.!; la locuz. ha anche il sign. di apposta, intenzionalmente: non posso credere che tu l’abbia fatto di p.; scommetto che l’ha detto di p. per ferirmi. Con altro sign., e come locuz. agg., uomo, donna di p., che agisce con intenzioni ferme, e quindi persona seria, di carattere: moglie saggia, donna di p., così giovane d’anni e matura di senno (Bacchelli). 2. Più genericam., intenzione: ero venuto col p. di parlartene; anche progetto, disegno: che propositi hai per il futuro?; mi ha parlato dei suoi p. di lavoro; o scopo, fine: la mia risposta non aveva altro p. che quello di chiarire la situazione; il p. della satira è spesso quello di mettere in ridicolo gli uomini politici. In senso ancor più generico ed etimologico, ciò che si è proposto, stabilito, fissato: sì come conforme al nostro p. mi piace di raccontarla (Boccaccio). 3. Argomento, materia del discorso: cambiamo p. e passiamo ad altro; più propriam., e più comunem., il soggetto di cui in quel momento si sta parlando: abbiamo avuto già una discussione su (o a) questo p.; mancano particolari precisi su questo p.; hai nulla da dire a questo p.?; a questo p. ne avrei tante da raccontare!; vorrei fare due chiacchiere con te in p.; in alcuni casi, la locuz. a questo p. costituisce un legame fra le idee che precedono e quelle che seguono: a questo p., vorrei osservare che io non sono d’accordo se non sui punti essenziali. 4. Alla precedente accezione si connettono direttamente alcune locuz. molto usate nel linguaggio com.: a. Con funzione prepositiva, a proposito di, riguardo a, circa, per richiamare la persona o la cosa su cui s’intende fermare il discorso, durante una conversazione: a p. di tuo padre, come sta ora?; a p. dello stipendio, quando ce lo daranno?; a p. di che?, a che p.?, a quale p.?, formule usate quando non si capisce a che cosa l’interlocutore intenda riferirsi. Come esclam., a proposito!, per introdurre nel discorso un argomento richiamato improvvisamente da un’associazione di idee: a p., hai spento il gas?; a p., dimenticavo di dirti che è arrivata una lettera per te. b. Come locuz. avv., a proposito, opportunamente, convenientemente: arrivi a p. (o, iron., vieni a p.!, non potevi venire più a p.!; e sim.); l’aumento di stipendio è arrivato molto a p.; non risponde mai a p.; deve sempre dire la sua, a p. e a sproposito (di diversa formazione, ma con sign. simile, fare al p., venire opportuno allo scopo, a ciò che interessa: ciò che dici fa proprio al mio proposito). Con funzione aggettivale, a proposito, opportuno, adatto, conveniente, che fa al caso giusto: ci vorrebbe un esempio, una citazione a p.; si tratta di parole molto a p.; se c’è una persona a p., questa è lui. Al contrario, poco a p., male a p., fuori di p., e sim.: càpiti poco a p.; è un discorso, il tuo, male a p.; interrompi sempre fuor di p.; ho pensato che non fosse fuor di p. rammentarglielo.