proroga
pròroga s. f. [der. di prorogare]. – 1. L’atto di prorogare; prolungamento della durata di qualche cosa o rinvio del termine precedentemente stabilito per l’esecuzione di una prestazione: chiedere, ottenere, concedere, negare una p.; p. di qualche giorno, di due settimane, di un mese; p. del contratto di locazione; p. degli sfratti; p. dei termini (di consegna, di restituzione, ecc.). Nel linguaggio commerciale e bancario: p. di pagamento, dilazione del termine convenuto concessa al debitore per il soddisfacimento della sua obbligazione; p. d’imbarco, rinvio dell’epoca d’imbarco della merce su una nave, cui ha diritto il venditore qualora l’imbarco sia temporaneamente impossibile all’epoca fissata per cause di forza maggiore; p. giornaliera, la tolleranza di un giorno per il pagamento di una cambiale, oltre a quello successivo alla scadenza, che la banca accorda al debitore cambiario che ne faccia richiesta (il compenso percepito per tale tolleranza è chiamato diritto di p.); lettera di p., con la quale la banca accreditante comunica al cliente accreditato e al beneficiario di aver prorogato il termine di utilizzo del credito irrevocabile concesso. 2. a. In diritto pubblico, protrazione della permanenza nella carica, e nell’esercizio delle relative funzioni, che può essere concessa a chi ricopre un pubblico ufficio, anche dopo i termini di decadenza, finché non sia nominato e insediato il suo successore. In questo sign., si adopera anche, spesso (e per lo più scherz.) il termine lat. prorogatio, desunto dalla formula prorogatio imperii (v.). b. In diritto costituzionale, p. della durata delle Camere legislative, prolungamento della durata di una legislatura, che in Italia è ammessa solo per legge e in caso di guerra. 3. In diritto processuale, p. della competenza di un giudice, l’estensione della competenza del giudice a materie e giudizî che dovrebbero essere sottoposti alla cognizione di altro giudice.