protesi
pròteṡi s. f. [dal lat. tardo prothĕsis, gr. πρόϑεσις, der. di προτίϑημι «porre avanti»; già in lat. si confusero prothĕsis e prosthĕsis]. – 1. Nelle basiliche cristiane dei primi secoli, piccolo ambiente, per lo più di pianta quadrata, generalm. a sinistra dell’abside, dalla parte opposta del diaconico: veniva probabilmente usato dai fedeli per deporvi le offerte e preparare l’occorrente per le sacre funzioni. 2. In medicina e in chirurgia, la sostituzione di un organo (o di una sua parte) o di un segmento corporeo con strutture artificiali che ne recuperino la funzionalità: p. di un arto; p. dentarie; p. oculari; anche, l’elemento artificiale che sostituisce quello naturale: applicare una p.; p. in legno, in plastica, in acciaio, per gli arti; p. in resina, in porcellana, in oro, per i denti. Per estens. e impropriam. si definiscono protesi anche determinati apparecchi esterni (che propriam. si chiamano ortosi e ausilî) rivolti a migliorare la funzione di un apparato senza sostituirsi ad esso; per es., p. acustiche, denominazione dei varî apparecchi (chiamati anche audioprotesi) atti a migliorare la capacità uditiva di pazienti con riduzione dell’udito, costituiti essenzialmente da un microfono, un amplificatore e un ricevitore e corredati da un alimentatore a pila; fra i tipi comunem. impiegati sono la protesi detta tutto orecchio, racchiusa in un involucro che si applica nel condotto uditivo esterno, la p. retroauricolare, che viene applicata dietro al padiglione auricolare e convoglia i suoni al condotto uditivo esterno tramite un tubicino di plastica, la p. a occhiale, i cui componenti sono situati in una o in entrambe le stanghette degli occhiali; la p. a scatola, con ricevitore separato e collegato mediante un cordoncino elettrico all’apparecchio, che viene applicato all’orecchio con un raccordo a chiocciola. P. biologiche, quelle effettuate con materiale biologico, per le quali sarebbe più corretto parlare di trapianti. 3. In linguistica, fenomeno fonetico oggi più comunem. detto prostesi (v.).