pulizia
pulizìa s. f. [der. di pulire]. – 1. Condizione, aspetto, qualità di chi è pulito e di ciò che è pulito: la p. della casa, della città; la p. della persona (o personale); curare, trascurare la p.; il rispetto della p.; l’amore per la p.; e in senso fig.: una persona di grande p. morale. 2. Con sign. concr., l’azione del pulire (spesso al plur.): fare la p. (o le p.) di casa; essere incaricato delle p. (spec. in stabili, uffici, ecc.); gli addetti alle p.; l’uomo, la donna delle p.; fare le p. pasquali, la pulizia particolarmente accurata della casa (che, spec. in passato, veniva fatta in occasione della benedizione pasquale delle case); fare pulizia di qualche cosa, sgombrare, portar via tutto (anche scherz.: i bambini hanno fatto p. della torta!); in senso fig., fare pulizia, allontanare da un ambiente le persone il cui comportamento non sia corretto, onesto e sim.: in quegli uffici bisognerebbe fare p., un po’ di pulizia, una buona p.; con sign. analogo, è stata coniata, e diffusa nel linguaggio giornalistico internazionale l’espressione p. etnica per indicare il programma di eliminazione delle minoranze etniche, realizzato attraverso il loro allontanamento coatto o ricorrendo a ripetuti atti di aggressione militare e di violenza, allo scopo di salvaguardare l’identità e la purezza di un gruppo etnico. Nella tecnica, p. alla fiamma, operazione che viene eseguita con il cannello ossiacetilenico su superfici metalliche prima della loro verniciatura, allo scopo di eliminare le eventuali impurità superficiali, la ruggine, i depositi calcarei, gli eventuali residui di precedenti verniciature, l’umidità superficiale. 3. non com. a. Buone maniere, finezza di modi e di comportamento: saper profittare di tutto, con buona grazia, con pulizia, con un poco di disinvoltura (Goldoni). b. Cura della forma, ricerca di perfezione stilistica in opere artistiche o letterarie.