punta1
punta1 s. f. [lat. tardo pŭncta «colpo dato con un oggetto appuntito», der. di pungĕre «pungere», part. pass. punctus]. – 1. a. ant. Ferita, colpo inferto con un’arma bianca acuminata: Poscia ch’io ebbi rotta la persona Di due p. mortali ... (Dante); per estens., assalto in armi: Teseo che d’alta parte riguardava La falsa p. della greca gente (Boccaccio), l’attacco sfortunato dei Greci; gran punta sostenne, Tanto che insino in su la sala venne (Pulci). b. non com. Sensazione simile a quella d’una puntura, di una trafittura; fitta, dolore acuto ma di breve durata: avvertire una p. al fegato, al petto, al cuore. c. fig. Tono, sfumatura particolare data volutamente a una frase, a un discorso e sim.: l’ha detto con una p. d’ironia, di sarcasmo, di disprezzo; ho sentito nelle sue parole una p. d’invidia, di malizia. d. Sapore di forte, di acido, del vino che comincia a inacetire (detto più com. spunto), spec. nelle locuz. pigliare, prendere di p. o la p., avere la punta. 2. a. La parte terminale aguzza di un’arma bianca o di un oggetto o arnese qualsiasi: la p. del pugnale, della spada, della lancia; la p. del coltello, dell’ago, dello spillo, del pennino, di un chiodo; la p. degli sci, l’estremità anteriore rivolta verso l’alto; le p. delle forbici; le p. della forchetta (al sing. nella locuz. fig. parlare in punta di forchetta, in modo ricercato, affettato); l’asta terminava in una p. o con una p.; matita dalla p. molto aguzza; fare la p. alla matita, temperarla; fig., scrivere in p. di penna, in modo ricercato. Colpire, ferire di p., con la punta di un’arma bianca (non con il taglio); ferita da p., quella provocata dalla punta di un’arma o di altro oggetto aguzzo; nella scherma, azioni di p., quelle in cui la parte essenziale è costituita dall’effetto ottenuto con la punta, come l’appuntata e l’arresto. In espressioni fig.: prendere di p. qualcuno o una situazione, affrontarlo, affrontarla direttamente, in modo deciso e brusco; mettersi di p. a fare una cosa, impegnarvisi a fondo, con caparbia determinazione. Nell’uso poet. ant. anche per indicare la penetrante veemenza di un sentimento: Io stava come quei che ’n se repreme La p. del disio (Dante). b. estens. Parte terminale, acuminata di un oggetto, di una struttura (talora sinon. di cima): la p. d’una piramide, d’un cono; la p. d’un campanile. Con senso più ampio, parte terminale, estremità di una cosa, non necessariamente aguzza: la p. del naso, della lingua, del dito; la p. dei piedi, delle scarpe; manovra di p. e tacco (o tacco e p.), nella guida dell’automobile, manovra con la quale il piede destro riesce a premere contemporaneamente con la punta il freno e con il tacco l’acceleratore o viceversa; tirare di p., nel calcio, colpire la palla con l’estremità anteriore della scarpa (analogam., segnare di p.); la p. degli asparagi, tutta la metà superiore, tenera e commestibile; la p. di una vela, l’estremità superiore di una vela di taglio; la p. del cappuccio; andando per la strada, poteva ugualmente abbattersi in un principe che gli baciasse riverentemente la p. del cordone (Manzoni); compar Alfio allora si mise a sedere in p. alla scranna (Verga). In locuz. particolari: camminare, avanzare, in p. di piedi (anche fig., non fare rumore); alzarsi in p. di piedi, sulla p. dei piedi; danza sulle p. o sulle mezze p., effettuata sollevandosi sulle punte o sulla parte anteriore delle piante dei piedi; avere sulla p. della lingua un nome (e analogam. una parola, una risposta), essere lì lì per ricordarlo e per poterlo dire; avere sulla p. delle dita una materia, un argomento, conoscerli molto bene, a menadito; averne fin sulla p. dei capelli, non poterne più; essere indaffarato, indebitato fino alla p. dei capelli, completamente, al massimo. Frequente, con valore aggettivale o avverbiale la locuz. a punta, terminante con una punta: montagna, campanile, tetto a p.; un paletto fatto a p. per essere conficcato nel terreno; un pezzo di stoffa tagliato a p.; un cappello a punta. Per l’espressione bracciare di punta, in marina, v. bracciare. c. In legatoria, ciascuno degli angoli esterni dei piatti di un libro, realizzati con materiale particolarmente robusto allo scopo di proteggere il quadrante e il corpo dall’usura; in partic., p. cieche, quelle, realizzate di solito in cuoio o in pergamena, che vengono nascoste dal materiale di copertura del quadrante. 3. Con accezioni specifiche: a. Nel ferro di cavallo, la parte anteriore compresa tra le mammelle, corrispondente alla punta del piede dell’animale. b. In macelleria, p. di petto, taglio di carne bovina del quarto anteriore (detto, in alcune regioni, fiocco), particolarm. adatto per il bollito. c. In fonderia, punte di spillo, difetto di fusione consistente in piccole cavità disseminate nella massa di un getto, spec. in lega di alluminio, in ghisa, e sim. d. In geografia, sporgenza delle coste, meno estesa del capo: doppiare, superare una punta. Anche, cima montuosa, che abbia prevalente forma appuntita: scalare una p. rocciosa; e come toponimo, per es., P. di Ceresole, in Piemonte. e. In medicina, p. d’ernia, un’ernia iniziale, cioè appena impegnata nella relativa porta erniaria. 4. Oggetto, arnese terminante in una punta o a forma di punta. In partic.: a. Nome dato (per lo più al plur.) a un tipo particolare di chiodi a gambo cilindrico liscio, con o senza testa, terminanti con una breve punta conica, adoperati per lavori di falegnameria, calzoleria, e sim. b. In applicazioni tecniche: p. per l’estrazione di modelli, asticciola in acciaio, di piccole dimensioni, con un’estremità terminante con una punta e l’altra con un occhio, impiegata per scampanare ed estrarre dalla formatura piccoli modelli di legno; p. centrante, organo per macchine utensili, generalmente per tornio: ha una punta conica con apertura di 60° e gambo conico Morse che, avendo una conicità più piccola dell’angolo d’attrito, forma accoppiamento stabile con la sede conica del mandrino del tornio e della controtesta; p. per forare, denominazione di utensili per l’esecuzione di fori, un tempo mediante girabacchino e sim., attualmente mediante trapani elettrici, sui materiali più diversi: p. per cemento, per metalli, per marmo, ecc.; hanno diametri diversi a seconda del foro da eseguire e sono generalm. del tipo elicoidale, in cui cioè il corpo cilindrico metallico è percorso da due profondi solchi elicoidali in senso opposto (che assicurano l’espulsione del materiale asportato durante la rotazione) terminanti all’esterno con spigoli taglienti; per fori su legno sono adoperate le p. a centro (dette anche mecchie), la cui estremità è provvista di una vite conica per la guida nell’avanzamento. Per le punte o puntine platinate, nello spinterogeno delle autovetture, v. puntina, n. 1 d. Per le punte, e più comunem. puntine fonografiche, come elemento dei fonorivelatori, v. puntina, n. 1 c. Per il potere delle p. in elettrologia, v. potere1, n. 3 b. c. In paletnologia, manufatto litico la cui estremità distale è conformata ad angolo acuto sia nel piano principale dell’oggetto sia in quello ad esso perpendicolare. d. Nell’alpinismo, ciascuno dei denti con i quali i ramponi si conficcano nel ghiaccio. e. Nome, usato solo al plur., dei ricami a striscia con un solo orlo o smerlo (v. anche puntina, n. 1 f). 5. In altri usi estens. e fig., è riferito a disposizioni di oggetti o rappresentazioni grafiche che hanno forma di punta: a. La parte più avanzata di un gruppo, di un raggruppamento, di uno schieramento: pattuglia di p.; fig., uomo (o donna) di p., persona sulla quale si fa affidamento, alla quale vengono dati incarichi di responsabilità e prestigio in varî settori: è l’uomo di p. del suo partito; nel gioco del calcio sono detti generalm. uomini di p. (o assol. punte) i tre avanti che giocano con il ruolo di ala destra, centravanti e ala sinistra, per i compiti esclusivam. offensivi loro affidati: giocare soltanto con due p.; una p. abile, formidabile. Meno com., per metonimia, l’intero gruppo disposto a punta: una p. di uccelli, di bestiame; una p. di soldati, un gruppo di soldati disposti a cuneo per effettuare un’esplorazione o un assalto (di qui prob. l’espressione non com. fare p. o una p., anche in senso non militare: sono uscito dall’autostrada per fare una p. a Siena; già che c’ero, ho fatto una p. al mare; cfr. il più com. puntata, puntatina). b. Nelle rappresentazioni grafiche di serie statistiche, sono dette punte (o picchi) le accentuazioni delle curve in corrispondenza delle ordinate che esprimono la massima intensità o frequenza di un fenomeno. c. Per estens., questa stessa massima intensità o frequenza, soprattutto di fenomeni a andamento periodico: il turismo presenta p. stagionali; le p. massime e minime della temperatura; ore di p., quelle in cui un dato fenomeno raggiunge la massima intensità, con riferimento, per es., al traffico cittadino, al consumo di energia elettrica, e sim.; centrale elettrica di p., centrale che funziona solamente durante i periodi di massima richiesta di potenza. In neurologia, è detta punta l’improvvisa breve e alta deviazione di potenziale che si osserva nel tracciato elettroencefalografico in corso di processi irritativi corticali, spec. nell’epilessia. d. Nella scienza delle costruzioni, carico di punta, tipo di sollecitazione che si verifica in elementi strutturali sottoposti a compressione secondo l’asse longitudinale e che, per il materiale di cui sono costituiti, hanno una resistenza tale da consentire una forte riduzione della sezione così da poter assumere una forma allungata; l’aumento del carico, oltre un determinato valore, ne provoca l’inflessione e la rottura. e. Nello studio delle interazioni fra radiazioni e solidi cristallini, p. di calore (o p. termica), localizzazione di energia termica che dà luogo a una elevata disorganizzazione reticolare limitatamente alla zona interessata al fenomeno. f. Piccola quantità, parte minima, quella che può essere presa con la punta di un coltello o di un cucchiaio o d’altro: assaggerò un pezzettino di formaggio, ma solo una p.; bisogna aggiungere all’acqua una p. di sale; ravviverei il colore con una p. di rosso. Frequente in senso fig.: provare una p. d’invidia; sento di tanto in tanto una p. di nostalgia. g. In araldica, pezza onorevole costituita da due linee che muovendo dagli angoli inferiori convergono al centro dello scudo, formando un triangolo isoscele (si dice p. abbassata se il vertice giunge solo all’ombelico, p. alzata se il vertice giunge al punto d’onore, p. rovesciata se le due linee muovono dagli angoli del capo e si riuniscono al centro dello scudo). P. dello scudo, la parte tra i due cantoni inferiori; per estens. è detto punta tutto il terzo inferiore dello scudo. 6. letter. ant. Arguzia concettosa, battuta di spirito (per calco del fr. pointe e più compiutamente pointe de l’esprit, pointe d’esprit): i concetti lambiccati, le acutezze e le p., che per un secolo intero avean dominato (Pindemonte). ◆ Dim. puntina (v.); puntarèlla (v.), meno com. punterèlla, col sottodim. punterellina.