purismo
s. m. [dal fr. purisme, der. di puriste «purista»]. – 1. Dottrina linguistica che rifiuta e condanna con intransigenza i neologismi e ogni tipo di apporto da altre lingue o dialetti, e propone di rifarsi al modello autorevole e indiscusso di autori classici di età considerate auree, per difendere e salvaguardare la purezza lessicale, grammaticale e sintattica della lingua nazionale. In partic., la corrente linguistico-letteraria diffusasi nei primi decennî del sec. 19° (soprattutto per opera di A. Cesari e di B. Puoti), che propugnava un ritorno ai grandi modelli letterarî del Trecento. Per estens., ogni teoria o posizione linguistica moderna che si richiami ai valori della tradizione e al rispetto della norma. 2. Movimento artistico della prima metà del sec. 19°, al quale aderirono, tra gli altri, il pittore T. Minardi e lo scultore P. Tenerani: a somiglianza del movimento dei Nazareni (v. nazareno, n. 3) mirava a un ritorno all’ispirazione religiosa e alla rivalutazione dell’arte del Trecento e del Quattrocento. 3. Movimento artistico francese, il cui manifesto fu pubblicato nel 1918 da A. Ozenfant e Ch.-È. Jeanneret (diventato poi famoso architetto con lo pseudonimo di Le Corbusier): proponeva un’arte che, bandita ogni fantasia e preziosismo, si imponesse per le qualità intrinseche degli elementi plastici e la semplicità architettonica dell’oggetto rappresentato.