quarantotto
quarantòtto agg. num. card., invar. – 1. Numero formato di quaranta più otto, e il segno che lo rappresenta (in cifre arabe 48, in numeri romani XLVIII): sei per otto q.; quarantott’ore, due giorni (ma sostantivato al femm. sing., una quarantott’ore o, con grafia unita, quarantottore, valigetta adatta per portare con sé quanto occorre in un viaggio di un paio di giorni); come s. m. pl., Consiglio o Senato dei Q., istituito nel ducato di Firenze da Alessandro de’ Medici nel 1532 con funzioni soprattutto legislative, e composto di 48 membri tratti dal Consiglio dei Dugento. Frequente l’espressione fig. mandare a carte quarantotto qualcosa, mandare all’aria, scombinare, far fallire (quel pazzo ha mandato a carte q. il nostro piano), o, meno com., riferito a persona, mandarla al diavolo (mandalo a carte q., quel seccatore!); ormai rare le frasi avere uno a carte q., averlo in uggia, in antipatia, e dire una cosa a carte q., chiaramente, senza reticenze (tutte insorte in ambienti di biblioteche e archivî, con riferimento a carte e documenti in disordine, con sovrapposizione del sign. di «confusione» collegato con i disordini del 1848, di cui al numero che segue). 2. Come s. m. sing., il q. (o il Q., il ’48), l’anno 1848, con riferimento storico ai profondi rivolgimenti politici, nazionali e sociali, determinatisi in quel periodo in Italia e in Europa: i moti, la crisi del q.; di qui, in espressioni fig., grande subbuglio e sconvolgimento, confusione e disordine: succede, è successo un q.; fare un q.; in tutto quel q. s’era fatto anche del male, s’era rubato e ammazzato senza motivo (Pavese). Più. raram., nella pubblicistica politica, l’anno 1948, con riferimento al tipo di anticomunismo di quel periodo (v. quarantottesco nel sign. 2): una riesumazione dello spirito di crociata del quarantotto.