quercia
quèrcia (tosc. quèrce) s. f. [lat. quercea, agg. femm. di quercus -us «quercia» (e da questo il nome lat. scient. del genere Quercus)] (pl. -ce, tosc. -ci). – 1. a. Nome delle piante del genere Quercus, famiglia fagacee, che comprende specie legnose per lo più arboree, con foglie a nervatura pennata e lamina lobata o dentata, meno frequentemente con margine intero; sono piante monoiche, con i piccoli fiori maschili riuniti in amenti sottili e penduli, e i fiori femmimli, solitarî o in spighette all’ascella di giovani foglie, circondati da brattee che si sviluppano per formare la cupola; il frutto (detto ghianda), parzialmente avvolto alla base dalla cupola, è una noce. Le querce, suddivise in circa 450 specie, che vivono nelle zone temperate dell’emisfero settentr. e sulle montagne delle regioni tropicali, comprendono piante di grande interesse forestale che forniscono legname (legno di quercia), prodotti estratti dalla scorza per l’industria conciaria, sughero, frutti eduli e sono anche coltivate come piante ornamentali. In Italia sono presenti una quindicina di specie, tra cui la q. pubescente o roverella (Quercus pubescens), la più diffusa delle nostre querce, la q. rovere o rovere (Q. petraea), che vive nei boschi con suoli acidi, la q. leccio o leccio (Q. ilex), con foglie lanceolate o ellittiche, di solito intere, la q. da sughero o sughera (Q. suber), la q. cerro o cerro (Q. cerris), la q. spinosa (Q. coccifera), la farnia (Q. robur o Q. pedunculata), la vallonea (Q. macrolepis o Q. aegilops). Sono di uso com., in relazione all’altezza e all’imponenza, alla resistenza e alla lunga vita della quercia, le espressioni essere una q., forte o robusto come una q., riferite a persona molto robusta e vigorosa, anche se in età avanzata (quel vecchio montanaro è ancora una q.). Alla locuz. ant. far quercia, stare a testa in giù con le mani in terra e le gambe all’aria, si ricollega la denominazione attuale, la quercia, dell’esercizio ginnastico consistente nel tenere eretto il corpo a gambe all’aria, appoggiando in terra la testa e le palme delle mani. In araldica, la quercia è, dopo il pino, l’albero più frequentemente rappresentato negli scudi, in varie forme. b. Il legno degli alberi di quercia, nelle sue varie specie, il più importante tra i legnami italiani per le sue qualità di durezza, resistenza e durata: quello del rovere, di colore scuro venato, è adatto per travature nelle costruzioni civili; quello della quercia comune o farnia, meno nodoso del precedente, è usato in falegnameria; quello del cerro, poroso e a forti venature, durevole se immerso in acqua, è usato per serramenti, fondazioni, carri, recipienti da vino; quello del leccio, duro e compatto, prende bella lucidatura e si usa per carri e parti di macchine; quello della quercia da sughero, durissimo, è usato per palificate di fondazione e travature, e soprattutto se ne adopera la corteccia che fornisce il sughero. c. Nel linguaggio giornalistico, la Quercia, il Partito democratico della sinistra (PDS), fondato nel 1991, rinominato nel 1998 Democratici di sinistra (DS), il cui simbolo era appunto una quercia, scioltosi nel 2007 e confluito nel Partito Democratico (PD). 2. Quercia marina, alga bruna delle fucacee (Fucus vesiculosus), comune sulle coste settentr. dell’Atlantico e del Pacifico, con tallo lungo da 30 a 100 cm, ramificato dicotomicamente: ha forma di nastro bruno (nero quand’è secco) e presenta qua e là vescicole ripiene di aria; contiene mucillagine e piccole quantità di iodio, e ha avuto, in passato, limitati usi terapeutici in varie malattie come il gozzo, l’obesità, ecc. ◆ Dim. querciòla, e querciòlo m. (v. le due voci); accr., raro, quercióne m. TAV.