quiet party
loc. s.le m. inv. Serata in silenzio, che i partecipanti amano trascorrere in relax, senza parlare e senza rumori. ◆ sazi di citazioni da cioccolatino e di headline pubblicitari i guru della strategia amorosa hanno lanciato il quiet party come nuovo luogo di incontro per potenziali fidanzati. Nata a New York, la moda delle feste silenziose ha contagiato l’Italia: (Vera Schiavazzi, Repubblica, 6 dicembre 2004, p. 27, Cronaca) • «Parlare? Fa così tanto anni Novanta…». Invece siamo oltre il Duemila, destinazione Terzo millennio, e la battuta raccolta a Washington D. C. rigorosamente dopo la fine di un quiet party racconta una moda che negli Stati Uniti è tendenza e che è già arrivata nei locali con vista lago di Pechino: le feste del silenzio, tre ore che diventano una notte intera per gli amanti delle esperienze estreme, senza rumori e senza suoni. (Sabrina Cottone, Giornale, 16 febbraio 2005, p. 16, Cronache) • Racconta un mio collega di Zurigo, Michele Loporcaro, che si occupa di «retorica della comunicazione», che si sta diffondendo anche in Italia una moda partita dagli Usa, la moda del «quiet party»: si va in un locale, si paga e... si sta zitti. (Gian Luigi Beccaria, Stampa, 31 marzo 2007, Tuttolibri, p. 4).
Dall’ingl. quiet party, composto dai s. quiet (‘silenzio’) e party (‘festa, serata’).
V. anche silent party.