raddoppiare
v. tr. e intr. [der. di doppio, col pref. ra-] (io raddóppio, ecc.). – 1. tr. a. Rendere, fare doppio, ingrandendo, prolungando, aggiungendo la stessa quantità, ripetendo, ecc.: r. un numero, un segmento, una superficie; r. il vantaggio, il distacco; gli è stato raddoppiato lo stipendio; in pochi anni ha raddoppiato il suo capitale, le sue rendite; gli hanno raddoppiato la pena; r. la scommessa, la posta; assol., «Lascia o raddoppia», titolo di una fortunata trasmissione televisiva di un gioco a premî degli anni ’50 del Novecento. In fonetica, r. una consonante, pronunciarla doppia o con intensità maggiore dando luogo a una consonante geminata, o anche, con valore causativo, provocarne il raddoppiamento: la preposizione «a» raddoppia la consonante iniziale della parola seguente. Nel linguaggio sportivo, r. la marcatura (soprattutto nella pallacanestro e nel calcio), far affrontare o marcare l’avversario che è in possesso della palla da due giocatori, e non da uno solo, per impedirgli di passarla o di concludere la sua azione. Con uso assol., nel calcio, segnare un secondo goal: la nostra squadra ha raddoppiato. b. Con valore iperb., rendere molto più grande o più numeroso o più intenso, far crescere di molto: r. il lavoro, lo studio, gli sforzi, l’attenzione; r. i colpi, le botte, le gentilezze, i rimproveri; r. il passo o i passi, accelerarli. 2. intr. a. (aus. essere) Crescere del doppio, o, iperb., crescere di molto: il reddito annuo è quasi raddoppiato; l’impeto della pioggia raddoppia; Gronda il sangue; raddoppia il ferir (Manzoni). b. (aus. avere) Nell’equitazione, andare di raddoppio: non tutti i cavalli imparano a raddoppiare. Nella scherma, avvicinarsi all’avversario portandogli un doppio colpo. ◆ Part. pass. raddoppiato, anche come agg., aumentato del doppio: con raddoppiata lena; anche, piegato in due: foglio, tovagliolo raddoppiato.