raddrizzare
(raro raddirizzare) v. tr. [der. di drizzare, dirizzare, col pref. ra-]. – 1. a. Far tornare diritto, eliminando deformazioni, angolosità, curvature: r. un chiodo, un tubo, una lamiera. b. Rimettere nella posizione diritta (che spesso s’intende quella verticale), o giusta, normale: r. un palo; r. uno specchio; r. una nave, correggere l’eventuale sbandamento rispetto alla verticale. Nel rifl., raddrizzarsi, rimettersi diritto. c. fig. Correggere, rimettere nel giusto: r. le opinioni, le idee storte; r. la testa a uno; tutti cervelli che avevan bisogno, più o meno, d’esser raddirizzati e guidati (Manzoni); r. una faccenda, una lite, avviarla a soluzione soddisfacente; il suo intervento è servito a r. le sorti della trattativa, che sembrava in pericolo. Con altri usi fig.: r. le ossa a qualcuno, iron. o scherz., bastonarlo; voler r. le gambe ai cani, intraprendere un lavoro inutile e impossibile, voler rimediare a ciò che non ha rimedio: questo chiamava un comprarsi gl’impicci a contanti, un voler raddrizzar le gambe ai cani (Manzoni). 2. In elettrotecnica, r. (o rettificare) una corrente alternata, trasformarla in una corrente continua o quanto meno unidirezionale (corrente raddrizzata) per mezzo di un raddrizzatore.