raffinare
v. tr. [der. di fine1]. – Rendere fine o più fine, puro o più puro. 1. In senso proprio, liberare, mediante opportune operazioni, sostanze grezze o allo stato naturale dalle sostanze estranee: r. l’oro, l’argento; r. il sale. In partic., r. lo zucchero, liberarlo dalle impurità, e sottoporlo a decolorazione e ricristallizzazione. 2. fig. Migliorare, perfezionare, rendere più sensibile o più sottile: r. il sentimento, il cuore, l’ingegno, la mente; r. l’educazione, i costumi, le maniere, togliervi quel che ci può essere di rozzo, di volgare; r. il gusto, renderlo più acuto e più delicato; r. la lingua, lo stile; r. troppo i concetti, cadere in sottigliezze concettuali. 3. Con uso intr., con la particella pron. (e anticam. anche senza), diventare più fine, spec. in senso fig.: vivendo in città, i suoi gusti si sono un po’ raffinati; con l’esercizio, l’ingegno si raffina; si raffinò stilisticamente con l’assidua lettura dei classici; A’ miei portai l’amor che qui raffina (Dante); come ad un fuoco l’oro raffina e risplende, ... così ad una medesima tribolazione lo buono si raffina e purga (Cavalca). ◆ Part. pass. raffinato, anche come agg. (v. la voce).