Raiopoli
s. f. inv. Scandalo suscitato da episodi di malcostume e favoritismo nella gestione dell’ente radiotelevisivo pubblico italiano. ◆ Il consigliere [di amministrazione della Rai] Nino Rizzo Nervo (uomo della Margherita) è d’accordo: «Temo che dopo Calciopoli possa ora aprirsi Raiopoli. Con [Silvio] Berlusconi, la tv di Stato ha conosciuto un vertice ballerino. Mentre tre direttori generali, quattro presidenti e decine di consiglieri si alternavano al comando in pochi anni, nell’ombra si moltiplicavano centri di potere occulti, liberi da ogni controllo. È tempo di fermarli». (Aldo Fontanarosa, Repubblica, 19 giugno 2006, p. 10, Cronaca) • Non è ancora detto se si aprirà «Raiopoli». Ma la procura di Roma ha confermato che indagherà per accertare se nella tv di Stato vi siano stati e vi siano tuttora altri casi di soubrette ricattate sessualmente per poter partecipare a programmi. (Fabrizio Caccia, Corriere della sera, 28 giugno 2006, p. 1, Prima pagina).
Derivato dal nome proprio Rai (acronimo di Radio audizioni italiane) con l’aggiunta del confisso -poli2.