rancido
ràncido agg. [dal lat. rancĭdus, der. di rancere «essere rancido»]. – 1. Di olio, di sostanze grasse (o di cibi, soprattutto crudi, contenenti sostanze grasse) che hanno subìto un processo di irrancidimento (v.), acquistando quindi odore e sapore aspro e sgradevole: olio, burro, lardo r.; questa salsiccia è diventata r.; lo seguii dentro l’emporio, dove pochi automobilisti solitari mangiavano tramezzini r. (Sandro Veronesi); con uso sostantivato, il sapore e l’odore di rancido: l’olio di questa bottiglia ha preso di r., sa di r., ha il rancido. 2. fig. Non più valido a causa della sua vecchiezza, stantìo, sorpassato; sempre con intonazione spreg.: usanze, parole r.; non mi parlare di queste r. teorie; scrittore, filosofo r., che usa un modo di scrivere, che sostiene teorie, del tutto sorpassati. Come semplice rafforzamento spreg.: una vecchia zitella r., acida, aspra, astiosa. ◆ Dim. rancidétto.