rango
s. m. [dal fr. rang] (pl. -ghi). – Livello, grado, posizione rivestiti in una gerarchia di valori: 1. Nel linguaggio com., è riferito quasi esclusivam. alla posizione sociale: un uomo, una donna, e più raram. una famiglia, di alto r., di r. elevato o superiore (e assol. di rango) o di basso r., di r. inferiore; gente d’ogni rango; e, in partic., al livello e grado di alti funzionarî e, nel passato, di nobili: un ambasciatore con il r. di ministro; essere elevato al r. di principe; un titolato di r. inferiore. 2. Nel linguaggio scient. e tecn.: a. In sistematica zoologica e botanica, il livello di ciascuna delle categorie tassonomiche che nel sistema di classificazione sono disposte in ordine gerarchico (specie, genere, famiglia, ecc.). b. In linguistica generale, il livello, il posto che un elemento linguistico occupa in una determinata serie gerarchica: rango di un fonema, nella sua serie fonematica; in statistica linguistica, il posto che un’unità lessicale occupa in una lista di frequenza di ordine decrescente, e il numero intero che denota questo posto: il r. cresce proporzionalmente al decrescere delle frequenze (legge di Zipf). c. Nella marineria velica da guerra, la classe dei vascelli, determinata in relazione al numero dei ponti e quindi delle batterie di cannoni: vascello di 1°, 2°, 3° r., a tre, a due ponti e, rispettivam., a un ponte. d. In maglieria, ogni riga trasversale di una maglia o di un tessuto a maglia. e. In matematica, il termine, sempre espresso con un numero intero, indica il posto che compete a un dato ente nell’ordinamento stabilito con un dato criterio: rango (o caratteristica) di una matrice, il più grande numero naturale n tale che, cancellando opportunamente righe e colonne della matrice, si ottenga una matrice quadrata con n righe e n colonne a determinante diverso da zero; r. di una superficie algebrica, il numero delle tangenti alla superficie appartenenti a un fascio, che è in una relazione semplice con l’ordine della superficie medesima; per il r. di un tensore, v. tensore. f. Nel linguaggio milit., sinon. ant. di fila, riga, ancora vivo nelle locuz., per lo più fig., uscire dai r. o restare nei r., abbandonare il proprio posto o restare al proprio posto; rientrare nei r., riprendere il proprio posto, e, in usi fig., tornare all’obbedienza, al rispetto della disciplina, recedendo da posizioni e azioni polemiche, di opposizione e di scissione, all’interno di partiti, associazioni e organizzazioni, ecc.; serrare i r., fare quadrato, stringersi tutti insieme in una situazione di pericolo e di emergenza, o per un’azione di solidarietà: il partito, in vista delle elezioni, ha serrato i ranghi.