s. f. Stravolgere a fini speculativi l’assetto edilizio e urbanistico dei piccoli centri urbani, in spregio a ogni criterio di pianificazione e alla tutela dei valori paesaggistici. ♦ Per capire che cosa significhi «rapallizzare», Rapallo non occorre visitarla; basta osservarla dal mare oppure dalla panoramica piazzetta di S. Ambrogio di Zoagli. Dalla piatta banchina del lungomare che ha sommerso la spiaggia, oltre l'estesa piana del centro il cemento è dilagato sulle colline intorno. In certe zone della periferia, là dove un tempo erano bellissime oasi di verde incombe ora la disordinata massa dei nuovi palazzi che richiama lo squallido grigiore di taluni suburbi metropolitani. (A. B., Corriere della sera, 29 luglio 1966, p. 12) • La conseguenza di tutto questo è che oggi molto è perduto, in parte irrecuperabile: le zone costiere, ad esempio, devastate quasi ovunque da insediamenti indiscriminati al punto che la stessa Regione ha usato, in una sua pubblicazione, il termine «rapallizzare» per indicare la distruzione del patrimonio naturale al servizio della speculazione edilizia. (Kino Marzullo, Unità, 20 maggio 1975, p. 3, Commenti e attualità) • Il termine «rapallizzare» se non è scomparso dai dizionari della lingua italiana, come aveva chiesto l'ex sindaco Gian Nicola Amoretti, di fatto non lo si deve più citare quando si parla del tessuto urbano di Rapallo. Il piano regolatore generale, scaduto proprio in questi giorni, ha avuto il merito di bloccare l'espansione urbana e di consentire la ristrutturazione dei grandi alberghi, l'Excelsior e l'Europa, con la formula degli edifici divisi tra parte residenziale e la tradizionale attività alberghiera. (Giuliano Vignolo, Stampa, 9 ottobre 1996, p. 41, Genova e Levante) • Sul “Corriere Mercantile”: Treni, prezzi bloccati. Bus, sciopero confermato. Santa Margherita, spiaggia attrezzata per disabili. Chiavari, palazzine contestate dagli ambientalisti (Commento. Italia Nostra tornerà credibile quando, oltre denunciare presunte deturpazioni al paesaggio di Chiavari, punterà i riflettori anche sulle vere e proprie colate di cemento che stanno rapallizzando la Riviera, il suo immediato entroterra e quegli interventi che alterano zone di pregio come il Parco di Portofino). (Marco M., Levantenews.it, 24 giugno 2009) • Un viaggio nelle malebolge di Quezzi, girone dei cementificati. Come guide nel quartiere dell'alluvione ci sono Marco Cremonini, ingegnere idraulico e direttore tecnico della società d'ingegneria D'Appolonia Spa, e Pietro Misurale, ingegnere idraulico che con lo studio di ingegneria Itec ha lavorato al piano di bacino del torrente Bisagno. Misurale, con le dita stacca dagli scarponi una crosta di fango del torrente Fereggiano, il torrente assassino, e poi dice: «Anni fa il Comune di Rapallo aveva chiesto agli editori di vocabolari di togliere i lemmi rapallizzare e rapallizzazione». Ecco per esempio il dizionario Hoepli. «Rapallizzare, verbo transitivo: ridurre una città in pessime condizioni ambientali e urbanistiche costruendo, a fini speculativi, edifici in modo caotico e incontrollato». Il ritratto della Liguria, mezzaluna di gente splendida, nobilissima e ladra disperata di spazio: i liguri arraffano ogni francobollo di terra libera per costruirci qualcosa. Genova sembra tradurre in muri, finestre e vicoli in pendenza un esperimento grafico dell'incisore olandese Escher. Rapallizzare. Il rione Quezzi è un labirinto di lego giganti, case popolari costruite sulla collina ripidissima e nuda negli anni dei palazzinari. (Jacopo Giliberto, Sole 24 Ore.com, 6 novembre 2011, Italia) • Il terzo termine che chiude il ciclo intorno all’azione di “rapallizzare” è urbanizzazione, ovvero, per definizione, «quella serie di provvedimenti e iniziative atte a promuovere lo sviluppo dei centri abitati mediante la creazione di adeguate strutture e infrastrutture urbanistiche». In seguito al boom economico, alla speculazione edilizia e a un’urbanizzazione indiscriminata piccole città si sono così trasformate in distese di cemento e si sono venuti a creare piccoli quartieri completamente decontestualizzati con l’ambiente circostante. Inutile dire che i cittadini di Rapallo non hanno mai accettato questo termine in quanto sostenevano che l’etichetta non era riferibile solo al loro comune e su questo non si può dar loro torto. Infatti molte città in Italia rimasero vittima di questa aggressività nei confronti della bellezza del paesaggio. L’interessante film “Le mani sulla città” di Franco Rosi descrive alla perfezione il complesso sistema di interessi economici e politici che ha favorito la cementificazione della città di Napoli come dell’Italia intera. (Simone Favatà, Habitat Architettura.com, 20 luglio 2020).
Derivato dal toponimo Rapallo con l’aggiunta del suffisso -izzare.
Durante gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, la cittadina di Rapallo (GE), fu additata ad esempio e simbolo dello scempio ambientale perpetrato ai danni di molti piccoli centri marini e montani nell’Italia della cementificazione incontrollata.