rapsodia
rapsodìa s. f. [dal gr. ῥαψῳδία]. – 1. L’arte, la tecnica e l’attività del rapsodo, e la composizione stessa recitata o cantata: la r. fu praticata nell’antica Grecia; le r. omeriche. Per estens., letter., componimento poetico di carattere epico recitato o cantato pubblicamente: le r. cavalleresche e avventuriere delle piazze e delle strade (Carducci); come titolo di poemetti d’argomento patriottico: Rapsodie garibaldine, di G. Marradi (1899; ediz. definitiva 1907). 2. estens. Riunione di passi o di pensieri di varî autori, collegati insieme in modo da formare un componimento letterario o filosofico unitario: alcuni poemi umanistici sono abilissime r. di immagini classiche; poesia o altro componimento letterario di un singolo autore, risultante dalla giustapposizione di più frammenti; talora con tono spreg.: a ben guardare, i suoi scritti non sono che rapsodie. 3. In musica, composizione strumentale, spesso solistica, nella quale più temi, quasi sempre di origine popolare, vengono svolti in varie interpretazioni succedentisi in forma libera, investite di significati epici o di esaltazione etnica e nazionale, o destinate a valorizzare un qualche virtuosismo strumentale: i più noti esempî si hanno nella produzione pianistica del romanticismo, con F. Liszt (le Rapsodie ungheresi, 1839-40), J. Raff, A. Dvořák, C. Saint-Saëns e E. Lalo, e nelle rapsodie pianistiche di J. Brahms. Rapsodia in blu (ingl. A Rhapsody in Blue), titolo di una composizione per pianoforte e orchestra di G. Gershwin (1924).