ras
s. m. [dall’amarico e tigrè ras «testa, capo; sommità»]. – 1. Nell’Impero di Etiopia, era titolo della più alta dignità nella gerarchia dello stato, dopo il negus, e anche dei sovrani o dei capi feudali delle maggiori province. 2. fig., spreg. Piccola autorità locale, che esercita il suo ufficio con atteggiamenti dispotici e tronfia consapevolezza di sé; anche riferito, talvolta, ai capi della delinquenza organizzata o della malavita, in quanto esercitino localmente il loro potere. In passato, fu soprattutto espressione polemica usata per indicare i gerarchi e capi locali del fascismo.