rassegnare
(ant. rassignare) v. tr. [dal lat. resignare, comp. di re- e signare «segnare»] (io rasségno, ecc.; v. segnare). – 1. a. ant. Assegnare, riconsegnare: O maledetto, abominando ordigno [l’archibugio], ... All’inferno, onde uscisti, io ti rassigno (Ariosto). b. Nel linguaggio letter. o burocr., rinunciare a un incarico, a una funzione (quasi riconsegnandoli a chi li ha conferiti): r. un mandato, una carica, e più com. r. le (proprie) dimissioni, dimettersi. c. ant. Nel rifl., presentarsi a un alto personaggio, come atto di deferenza: dissi dunque al ministro ... di richiedere per mezzo suo di rassegnarmi al re, semplicemente per inchinarmegli (Alfieri). 2. ant. Passare in rassegna soldati, o altre categorie di persone; per estens., registrare cose o fatti: proferta ... che mai non si stingue Del libro che ’l preterito rassegna (Dante). 3. intr. pron. Accondiscendere, rimettersi alla volontà altrui o alla fatalità, accettandola senza reagire o protestare, anche se a malincuore, o subendo una costrizione: non sono d’accordo, ma mi rassegno alle decisioni della maggioranza; dovrà rassegnarsi a fare il pendolare; bisogna rassegnarsi al destino. Usato assol., accettare senza resistenze e proteste un fatto compiuto: per quanto mi sforzi, non riesco a rassegnarmi; non c’è altro da fare che rassegnarsi; con valore ironico: hai visto come ha fatto presto a rassegnarsi dopo quella disgrazia? ◆ Part. pass. rassegnato, anche come agg. (v.).