rassicurazionismo
s. m. Atteggiamento teso a rassicurare; azione o comportamento che mira a creare artificialmente un clima di distensione, basato sulla sottovalutazione del pericolo. ♦ I morti di “rassicurazionismo” continuano però a porre un interrogativo: cosa bisogna dire, quando non c’è niente da dire? Su questo si sono pronunciati i giudici del primo e del secondo grado, e hanno dato risposte diverse. Anche nel caso Stamina gli scienziati erano compatti contro Vannoni il ciarlatano, mentre i tar di mezza Italia ne autorizzavano e bloccavano le terapie un po’ a casaccio. Dove sono finiti la “certezza del diritto” e il “dubbio della ragione”? Oggi gli scienziati appaiono uniti e certissimi (soprattutto di non sapere) mentre i giudici, alle prese con le frontiere della scienza, ondeggiano come studenti impreparati. Sono paradossi che capitano quando dai ricercatori ci si aspettano risposte nette, o sì o no, e quelli, quando va bene, rispondono con le probabilità. (Andrea Capocci, Internazionale.it, 12 novembre 2014, Opinione) • Una questione simile emerge anche nel cosiddetto "rassicurazionismo": il bisogno quasi compulsivo di rassicurare a tutti i costi i cittadini (e dei cittadini di sentirsi rassicurati) di fronte ai possibili rischi naturali, anche quando non vi è nulla che giustificherebbe razionalmente questo atteggiamento). (A. Cerase, A. Amato, F. Galadini, In scienza e coscienza, in AA.VV., Terremoti, comunicazione, diritto (a c. di A. Cerase, A. Amato, F. Galadini), FrancoAngeli, Milano 2015, p. 23) • Ora provo sgomento vedendo la foto di Nicola Zingaretti con il suo allora apparentemente innocuo invito all’aperitivo milanese il 27 febbraio scorso, a epidemia appena iniziata. Provo sgomento perché poco dopo quell’invito Zingaretti il coronavirus lo ha contratto (e per fortuna ne è guarito ufficialmente ieri, 30 marzo 2020, ndr.). Il corpo di Zingaretti è stato contagiato dal coronavirus perché prima la sua mente, e quella di moltissimi altri, fra politici e gente comune, era stata in qualche modo contagiata dalla rassicurazione che ha preteso di derubricare il coronavirus a “semplice influenza”. Ancorare questa epidemia in crescita esponenziale globale al termine “influenza” e oggettivarla in tal modo nel significato (peraltro scientificamente non corretto) di “malanno passeggero generalmente innocuo” ha facilitato inavvertitamente il contagio. Per riparare i danni prodotti attraverso certi messaggi, ritengo che sia il caso che questa parola, rassicurazionismo, entri nel linguaggio pubblico. È ora che sia chiaro che il rassicurazionismo è pericoloso come l’allarmismo, o peggio. (Antonello Ciccozzi, Scienzainrete.it, 31 marzo 2020, COVID-19/Comunicazione).
Derivato dal s. f. rassicurazione con l’aggiunta del suffisso -ismo.
Parola d'autore, creata dall'antropologo Antonello Ciccozzi nel 2012, nella consulenza tecnica Rassicurazionismo: antropologia della comunicazione scientifica nel terremoto dell'Aquila, al processo alla Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi (A.Ciccozzi, Parola di scienza. Il terremoto dell'Aquila e la Commissione Grandi Rischi: un'analisi antropologica, DeriveApprodi, Roma, 2013).