ratificare
v. tr. [dal lat. mediev. ratificare, der. della locuz. lat. ratum facĕre (propr. «rendere valido, confermato»: v. rato), sul modello dei verbi in -ficare] (io ratìfico, tu ratìfichi, ecc.). – In senso strettamente giuridico, approvare, facendolo proprio, un atto, un negozio, un contratto compiuto da altri (v. ratifica): r. la vendita fatta dal gestore di affari; r. un accordo, un trattato internazionale; r. una delibera amministrativa. Con sign. più generico, convalidare un atto, un operato di un organo di rango inferiore: il ministro ha ratificato la mia nomina; il presidente non ha voluto r. l’operato del direttore generale; o confermare, in senso ampio: dovunque il grido della vostra coscienza è ratificato dal consenso dell’Umanità, ivi è Dio (Mazzini); non com., confermare un atto proprio: r. le precedenti dichiarazioni, r. una confessione; arrivato in Casentino, la renunzia, ancora che mal volentieri, ratificò (Machiavelli), il duca d’Atene confermò la rinuncia, già espressa, a tutti i diritti che aveva sopra Firenze. ◆ Part. pres. ratificante, usato, nel linguaggio giur., anche come agg. e sost.: lo stato ratificante; il ratificante.