razionalismo
s. m. [der. di razionale1]. – 1. Atteggiamento o movimento che riconosce come fondamento della conoscenza, del giudizio e dell’operare pratico, la ragione e la razionalità: un individuo, uno scienziato, uno scrittore di un lucido r.; un’argomentazione, una teoria, un’opera caratterizzata da un r. rigoroso; a volte, con valore limitativo (rilevandone cioè l’astrattezza e la scarsa aderenza alla realtà oggettiva): il suo r., qualche volta, lo rende poco umano; un ideologo, uno scrittore di un r. dogmatico; teorie, opere di un r. eccessivo o che peccano di razionalismo. 2. In partic.: a. In filosofia, in senso generale, corrente, sistema o atteggiamento che considera la realtà retta da un principio razionale (l’idea, la necessità causale, la verità, ecc.) e quindi tutta pienamente intelligibile: in questo senso, e in contrapp. a irrazionalismo o a misticismo, si può parlare di r. platonico, di r. hegeliano, ecc. In senso più ristretto e proprio, corrente di pensiero sviluppatasi nel sec. 17° con l’imporsi del metodo geometrico (Galileo) e più in generale del metodo matematico (Cartesio), e comunque grazie al generalizzarsi di un atteggiamento che, insofferente di ogni influenza di tipo dogmatico, morale e religiosa, fidava solo nella ragione e nei procedimenti dimostrativi di tipo matematico (per es., la mathesis universalis di Cartesio, v. mathesis, ovvero l’ars combinatoria di Leibniz, v. combinatorio), fino a giungere con Hobbes e Spinoza al progetto di trattare la morale stessa col metodo geometrico; in questo senso, il termine è usato in contrapp. a empirismo (spec. quello di Locke). Si parla anche di r. religioso con riferimento alle posizioni di coloro (per es. Kant) che, anche nei confronti della religione e dei suoi dettami, ricorrono alla ragione come canone supremo di giudizio. b. In architettura, corrente nata in Germania intorno al 1920 e sviluppatasi poi come movimento di cultura internazionale caratterizzato dalla ricerca di funzionalità (come rispondenza alle esigenze di vita e di uso effettive, individuali e sociali), e di essenzialità di forme, dal rifiuto della decorazione e dall’impiego delle nuove tecniche costruttive, come il cemento armato, che permette l’introduzione degli elementi tipici degli edifici razionalisti: i pilotis, che favoriscono l’estensione del giardino sotto la casa e la isolano dall’umidità; il tetto a terrazza, utilizzabile anch’esso come giardino; la facciata e la pianta libera, che consentono rispettivamente l’impiego delle finestre a nastro e una distribuziore degli spazî interni molto elastica.