realismo
s. m. [der. di reale2]. – 1. a. Nella filosofia scolastica, corrente e posizione teorica che, nella valutazione del problema degli universali, attribuisce una realtà oggettiva ai concetti universali (contrapp. a nominalismo e concettualismo): il r. platonico o trascendente, il r. aristotelico o immanente; il r. di Tommaso d’Aquino. Nella filosofia moderna, dottrina e corrente che riconosce come esistente in sé l’oggetto della conoscenza, indipendentemente dall’attività conoscitiva (contrapp. a idealismo): il r. di J. F. Herbart. b. Nella pedagogia moderna, indirizzo che dà preminente rilievo agli insegnamenti tecnico-scientifici e delle lingue moderne, in quanto più utili per la vita pratica e per le attività professionali, basandosi sul metodo naturale e intuitivo. c. In letteratura e nelle arti figurative, in generale, la tendenza a rappresentare gli aspetti della realtà, anche quelli quotidiani e più umili, in modo fedele e obiettivo; in questo senso, si può parlare di realismo già nell’antichità classica e poi nel medioevo e fino al Settecento, epoche in cui fu caratteristico dei generi letterarî minori come la commedia e la satira (il r. di Aristofane, del Boccaccio, di Rabelais, ecc.). In partic., denominazione del movimento artistico e culturale sviluppatosi dapprima in Francia tra il 1830 e il 1880 circa – in contrasto con le tendenze spiritualistiche del romanticismo e, insieme, in polemica con l’accademismo e il formalismo –, secondo il quale l’arte deve dare un quadro preciso e oggettivo della realtà, evitando ogni forma di idealizzazione e spingendosi talvolta fino alla denuncia sociale (tra i maggiori esponenti, in letteratura, Flaubert, Stendhal, Balzac, i fratelli de Goncourt, e, nella pittura, G. Courbet). Sfociato poi nel naturalismo, influenzò notevolmente sia le arti figurative sia la letteratura europea di fine secolo, in partic. quella russa, e più tardi anche le concezioni estetiche della Russia rivoluzionaria e sovietica dei primi decennî del sec. 20° (r. socialista). Realismo nuovo (o nuovo r.), espressione con la quale vengono designati due diversi movimenti artistici, il nouveau réalisme (v. la voce), e la Neue Sachlichkeit (propr. «nuova oggettività»), tendenza affermatasi in Germania tra gli anni Venti e gli anni Trenta, caratterizzata dall’opposizione al soggettivismo espressionista da parte di artisti di formazione diversa, alcuni impegnati nella denuncia sociale e nella polemica anticapitalistica (G. Grosz, O. Dix), altri orientati verso l’introspezione psicologica (Ch. Schad). d. Nel linguaggio polit., r. politico o semplicem. realismo, atteggiamento e prassi che si fondano sulla valutazione delle situazioni reali e degli interessi concreti dell’azione politica, indipendentemente dalle concezioni ideologiche e morali (v. anche Realpolitik). e. Nella moderna teoria del diritto, r. giuridico, concezione del diritto caratterizzata in generale da attenzione particolare per l’effettività del diritto e da forti atteggiamenti polemici non solo contro il giusnaturalismo, ma anche contro il positivismo giuridico; vi rientrano le teorie sociologiche del diritto e le teorie giurisprudenziali (per le quali il diritto è essenzialmente quello creato nei tribunali). 2. Nell’uso com., atteggiamento e comportamento improntato a una obiettiva considerazione delle condizioni e delle situazioni reali, concrete (contrapp. a idealismo, soggettivismo, utopia e anche a ottimismo): è una situazione difficile, che va affrontata con r., con coraggioso r.; valuta i fatti con r., senza speranze eccessive e illusioni pericolose.