reattore
reattóre s. m. [der. di reagire, secondo il modello del rapporto agire-attore]. – 1. Nella tecnica, dispositivo, apparecchio, impianto in cui si fanno avvenire reazioni chimiche per lo più a fini industriali (r. chimico) o reazioni nucleari delle quali generalmente si intende sfruttare l’energia liberata (r. nucleare). I reattori chimici si distinguono: a seconda del movimento delle sostanze che prendono parte alla reazione, in r. continui, discontinui e semicontinui; a seconda del numero delle fasi presenti, in r. omogenei ed eterogenei; a seconda delle condizioni operative, in r. adiabatici isotermi, a pressione costante, a volume costante, ecc.; a seconda della presenza o assenza di un catalizzatore, in r. catalitici e non catalitici; a seconda del grado di mescolamento del sistema reagente, in r. a mescolamento perfetto (nei quali a ogni punto competono gli stessi valori di temperatura e composizione), r. con flusso a pistone (dove invece il mescolamento è nullo) e r. a mescolamento imperfetto (che costituiscono i casi intermedî); a seconda del modo in cui è realizzato il contatto fra le fasi nei reattori eterogenei, in r. a semplice gorgogliamento, a piatti, a diaframmi, a pareti bagnate, ecc. I reattori nucleari oggi realizzati producono e mantengono, in condizioni controllate, reazioni di fissione nucleare (r. a fissione) con liberazione di energia, e sono impiegati per la produzione di energia elettrica in centrali nucleotermoelettriche, per la propulsione in navi e sottomarini (in entrambi questi casi si parla di r. di potenza o per la produzione di energia), per la sperimentazione di tecniche e materiali (r. sperimentali) o, infine, per scopi di ricerca scientifica nei campi della fisica nucleare, della fisica dei neutroni e della chimica nucleare (r. di ricerca). I reattori a fissione sono essenzialmente costituiti: da un nòcciolo, a sua volta formato da barre di materiale fissile (combustibile nucleare: uranio o plutonio) disposte secondo un’opportuna configurazione (reticolo), cui eventualmente si aggiunge una sostanza (moderatore) capace di ridurre l’energia dei neutroni emessi nella reazione; da un sistema di controllo, ossia da un sistema mobile di barre di un materiale che assorbe i neutroni ed è quindi in grado di provocare lo «spegnimento» del reattore una volta inserite queste barre nel nocciolo; da un recipiente a tenuta stagna (resistente alla pressione, alla corrosione e all’irraggiamento) che contiene il nocciolo e il sistema di controllo, e dentro il quale circola un fluido refrigerante avente la funzione di trasportare all’esterno il calore prodotto dalle reazioni nucleari perché sia poi convertito in energia utilizzabile. In partic., i reattori a fissione si distinguono: a seconda della struttura del nocciolo, in r. eterogenei (nei quali il combustibile è strutturalmente separato dal moderatore e dal fluido refrigerante) e r. omogenei (nei quali il combustibile è diffuso nel moderatore o nel fluido refrigerante); a seconda dell’energia dei neutroni utilizzati per la fissione, in r. veloci (che impiegano neutroni di energia superiore a 0,1 MeV e non richiedono la presenza di un moderatore), r. termici (neutroni di energia inferiore a 1 eV) e r. intermedî (neutroni di energia intermedia); a seconda del tipo di moderatore, in r. ad acqua, r. ad acqua pesante, r. a grafite; a seconda del fluido refrigerante, in r. ad acqua in pressione, r. ad acqua bollente, r. a gas (anidride carbonica o elio), r. a metalli liquidi (sodio o sodio e potassio); a seconda delle caratteristiche della reazione nucleare prodotta, in r. convertitori (nei quali il rapporto fra il numero dei nuclei fissili prodotti per assorbimento di neutroni e il numero dei nuclei fissili nello stesso tempo «bruciati» nella reazione è inferiore all’unità) e r. autofertilizzanti (nei quali tale rapporto è superiore all’unità, cosicché il materiale fissile prodotto è più di quello consumato). A partire dal secondo dopoguerra, sono in fase di studio e sperimentazione le tecniche relative alla costruzione di r. a fusione, che consentirebbero la produzione di energia mediante reazioni di fusione nucleare utilizzanti, a differenza di quanto avviene per la fissione, elementi di basso peso atomico (che non comportano quindi pericoli connessi con l’accumulo di combustibili e scorie radioattivi) e disponibili in quantità praticamente illimitata, quali sono deuterio e trizio, isotopi dell’idrogeno presenti, per es., nell’acqua del mare; gli ostacoli alla realizzazione di questo tipo di reattori dipendono soprattutto dalle elevatissime temperature (milioni di gradi centigradi) richieste per l’innesco della reazione di fusione e dalla conseguente necessità di contenere in una regione di spazio delimitata la massa fluida portata a tali temperature (plasma), in modo da impedirne il contatto con le pareti del contenitore (v. anche confinamento, nel sign. 2). 2. Propulsore a getto (terrestre, marino, aereo, spaziale) che si basa sul principio di azione e reazione imprimendo al mezzo a cui è solidale una spinta nella direzione opposta a quella verso cui espelle, ad alta velocità, una massa fluida (gas combusti, acqua, aria, ecc.). In aeronautica, oltre che il propulsore a getto, indica anche il velivolo così propulso, ed è allora sinon. di aviogetto, che peraltro è il termine più corretto. 3. In elettrotecnica, dispositivo capace di offrire una sensibile reattanza al passaggio della corrente; può essere costituito da un condensatore oppure, più spesso, da un induttore. R. saturabile, induttore in ferro con magnetizzazione molto spinta.