reddito di ultima istanza
loc. s.le m. Contributo che si vorrebbe assicurato a quei lavoratori che, dopo aver usufruito dei periodi di cassa integrazione e mobilità, non dispongono di altre forme di sostegno economico. ◆ Un contributo di solidarietà del 3% per 3 anni sulle pensioni d’oro (oltre 80 mila euro) finanzierà il reddito di ultima istanza per le famiglie povere. (Roberto Bagnoli, Corriere della sera, 8 ottobre 2003, p. 10, Politica) • Polemica verso il governo, Rosa Russo Iervolino ha ricordato che «dopo la cancellazione del reddito minimo di inserimento, nella penultima Finanziaria era stato introdotto il reddito di ultima istanza, che è scomparso nel nulla». (Ottavio Lucarelli, Repubblica, 9 novembre 2004, Napoli, p. V) • Il segretario [nazionale della Cgil, Guglielmo Epifani] ha spiegato che il reddito di ultima istanza consente di intervenire subito a sostegno di quei lavoratori che non possono più usufruire delle tutele fornite dagli ammortizzatori sociali, sicuramente più bisognosi dei precari che [Nichi] Vendola vuole tutelare con il salario sociale. (Vito Fatiguso, Corriere del Mezzogiorno, 25 giugno 2005, p. 8, Economia).
Espressione composta dal s. m. reddito, dalla prep. di, dall’agg. ultimo e dal s. f. istanza.
Già attestato nella Repubblica del 16 giugno 2002, p. 4 (Riccardo De Gennaro).