reddito minimo di inserimento
loc. s.le m. Contributo economico erogato dalle amministrazioni locali alle famiglie che vivono con un reddito inferiore alla soglia di povertà. ◆ In questo contesto, così scellerato da portare allo spreco di quella che potrebbe essere la grande ricchezza del paese, cioè il turismo, il governo dell’Ulivo ha fatto piovere cinque anni fa un acquazzone di denaro assistenziale grazie alla sperimentazione del reddito minimo di inserimento. Una legge forse bella e ingenua e generosa, ma che a Isola Capo Rizzuto si è rivelata devastante e criminogena. (Gian Antonio Stella, Corriere della sera, 12 ottobre 2003, p. 1, Prima pagina) • Il direttore del museo [di Piazza Armerina] Francesco Santalucia, però, invece di difendersi attacca: «Questo è il frutto delle scelte del governo, che ha tagliato i fondi per i lavoratori del reddito minimo di inserimento. Erano loro che garantivano la pulizia all’interno della villa. I loro contratti sono cessati la scorsa settimana e noi ci siamo trovati senza servizio di pulizia. Ora stiamo cercando di correre ai ripari». (Alfio Sciacca, Corriere della sera, 8 luglio 2004, p. 22, Cronache) • La sperimentazione del reddito minimo di inserimento è stata istituita con il decreto legislativo n. 237 del 1998 (governo di centro sinistra). La sperimentazione ha interessato 306 comuni (39 nella prima fase e 267 a partire dal 2001) distribuiti su tutto il territorio nazionale. Oltre 42 mila famiglie e circa 165 mila persone hanno beneficiato di questa sperimentazione che prevedeva l’erogazione di un assegno mensile di circa 367 euro. Un importante sostegno per molte famiglie al di sotto della soglia di povertà. (Manifesto, 28 gennaio 2005, p. 8, Società).
Espressione composta dal s. m. reddito, dall’agg. minimo, dalla prep. di e dal s. m. inserimento; in sigla Rmi.
Già attestato nella Repubblica del 15 luglio 1995, p. 22, Economia (Roberto Petrini).