regolazione
regolazióne s. f. [der. di regolare2]. – 1. a. L’atto, l’operazione, il modo di regolare, soprattutto come intervento su fatti, fenomeni, processi naturali (anche fisici o fisiologici) o meccanici, per modificarne o disciplinarne le condizioni o lo svolgimento, in base a determinate esigenze: r. del corso di un fiume, attraverso opportune opere di sistemazione; r. delle macchine; r. automatica della propulsione navale; r. della corrente, della tensione, in elettrotecnica; r. della temperatura, della pressione di un ambiente; r. dell’afflusso o del deflusso di un gas, di un liquido; la r. del diaframma di una macchina fotografica; la r. del ricambio, delle funzioni intestinali; nella tecnica, r. manuale, r. automatica, a seconda che sia effettuata dal personale addetto su segnalazione di appositi apparecchi (i quali misurano con continuità il valore della grandezza da regolare) o che sia realizzata dallo stesso apparecchio (regolatore) mediante comando di dispositivi atti a provocare la variazione della grandezza nel modo opportuno. b. Intervento per disciplinare con opportune norme o provvedimenti lo svolgimento di attività, la natura di determinati comportamenti o rapporti: r. del traffico, attuata con mezzi sia diretti, come semafori e segnali (v. segnaletica), sia indiretti, come l’illuminazione notturna; r. di bordo, nei trasporti marittimi, procedimento atto a ripartire equamente tutti i danni e le mancanze che si fossero riscontrati in un carico di merce comune a più ricevitori o per il quale non fosse stata possibile nelle stive di una nave una sicura e netta separazione delle singole partite; r. di fattura, nelle negoziazioni mercantili, procedimento inteso a definire il residuo debito o credito del compratore qualora uno o più elementi (quantità, qualità, prezzo, ecc.) che concorrono alla determinazione dell’importo non siano definitivamente noti nel momento dell’emissione della fattura provvisoria. 2. a. In genetica, l’attività svolta dai geni regolatori; per le proteine di r., v. regolatore, n. 3 a. b. In embriologia, la tendenza dell’uovo, dell’embrione o anche di un abbozzo a ristabilire, senza formazione di materiale nuovo (come avviene invece nella rigenerazione), un rapporto normale fra le diverse parti quando sia venuta meno, in seguito a un avvenimento traumatico, l’integrità dell’uovo, dell’abbozzo o dell’embrione.