regressione
regressióne s. f. [dal lat. regressio -onis, der. di regrĕdi «regredire»]. – 1. L’azione, il fatto di regredire (talora anche l’effetto, ma in questo senso più com. regresso): movimento di r.; r. della cultura, della civiltà; r. economica (v. anche recessione). 2. Usi e sign. scient. e tecnici: a. In geologia, il fenomeno per il quale la linea di costa migra verso il mare, rispetto a un punto di riferimento, in risposta a un aumento degli apporti sedimentarî rispetto allo spazio creato dalla subsidenza. Se il fenomeno avviene attraverso la sedimentazione, la regressione è chiamata anche progradazione; se invece essa avviene attraverso bruschi spostamenti della linea di costa associati a estesi fenomeni di erosione subaerea, è definita erosiva. b. In filosofia, il procedimento logico inverso rispetto a quello della normale apodissi, nella quale si procede dall’universale al particolare: nella regressione, infatti, si «torna indietro» dal particolare all’universale, dall’effetto alla causa, dal condizionato alla condizione (per cui si può avere un regresso all’infinito, analogo al progresso all’infinito). c. Figura retorica (latino regressio, gr. ἐπάνοδος) consistente nel ripetere, per illustrarle partitamente, alcune parole enunciate precedentemente tutte insieme (per es.: Iphitus et Pelias mecum, quorum Iphitus aevo Iam gravior, Pelias et vulnere tardus Ulixis, Virgilio, Aen. II, 435-436). d. In psichiatria, è sinon. generico di decadimento, oppure, con sign. più preciso, indica l’orientamento o la strutturazione dei processi psichici secondo schemi funzionali proprî di un’attività meno differenziata di quella normale: il suo significato preciso dipende dalla maniera secondo cui sono concepiti i varî stadî evolutivi. Legge di r. (o legge di reversione di Th. Ribot), l’ordine secondo cui nell’indebolimento generale della memoria si perdono i ricordi, che è inverso a quello della loro acquisizione: scompaiono dapprima quelli recenti e poi quelli più antichi. e. In psicanalisi, meccanismo di difesa che consiste nel ritorno a uno stadio precedente dello sviluppo libidico o dell’Io, cioè a modalità di comportamento, a tipi di relazione oggettuale o a forme di pensiero meno complessi e strutturati dal punto di vista dell’evoluzione topica, temporale e formale dei processi psichici; ha funzione difensiva in quanto il ritorno a una precedente modalità di funzionamento è vissuto come rassicurante nei confronti dell’angoscia creata da difficoltà attuali. R. terapeutica, l’uso, da parte del terapeuta, dei fenomeni regressivi che avvengono durante il processo psicoterapeutico come modalità di accesso e di ricostruzione di passate fasi dello sviluppo. f. In biologia, r. filiale, una delle due leggi dell’ereditarietà ipotizzate da F. Galton, e mai dimostrate, secondo la quale i figli avrebbero la tendenza a variare nello stesso senso dei genitori, ma con minore intensità: per es., i figli di coppie la cui statura sia superiore al valore medio della popolazione sono anch’essi più alti ma il loro scarto medio dalla media è minore di quello dei genitori; i figli tendono dunque a regredire verso la media. La genetica attuale attribuisce alla legge di Galton un valore puramente descrittivo di un fenomeno d’intensità variabile. g. In statistica, teoria, o metodo, della r., teoria che prese le mosse dagli studî di F. Galton sull’ereditarietà ricordati nel punto precedente e che permette di analizzare l’influenza che una o più variabili esercitano su altre, attraverso lo studio della correlazione tra le variabili stesse; nel caso di due variabili, x e y, curva di r. è la curva che si ottiene associando a ogni valore di x la media della distribuzione della variabile y ottenuta tenendo fisso x a quel valore, e retta di r. è la retta che meglio interpola tale curva.