reticenza
reticènza s. f. [dal lat. reticentia, der. di retĭcens -entis «reticente»]. – 1. Il tacere volontariamente notizie o circostanze che si potrebbero o si dovrebbero dire: con le sue r. e i suoi sottintesi mi ha lasciato capire che sa più di quel che dice; basta con queste inutili r.; dimmi il tuo parere senza reticenze, schiettamente e liberamente. In diritto penale, r. del testimone, reato, equivalente negli effetti alla falsa testimonianza, commesso dal testimone reticente (non punibile se ritratta, se ha un legittimo motivo per rifiutarsi di deporre o se non ha il dovere di testimoniare). In diritto civile, il fatto di tacere in un contratto circostanze tali che, se esplicitate, avrebbero potuto comportare la non stipulazione del contratto stesso o condizioni contrattuali diverse; nei casi in cui sia obbligatorio per legge fornire alla controparte determinate informazioni (come nei contratti di assicurazione per le malattie), la reticenza può portare, se dolosa, all’annullamento, e se colposa alla rescissione del contratto. 2. Figura retorica, detta con parola greca aposiopesi, consistente nell’interrompere improvvisamente il discorso prima di pronunciare una parola sconveniente o eccessiva, prima di formulare una minaccia, per artificio retorico allo scopo di tenere in sospeso l’animo dell’ascoltatore o quasi a significare che la piena del sentimento non troverebbe mai espressione adeguata (per es.: Il mio furor, che tutto Dovea piombar su l’accennata testa, Chi sa?... può forse, ... oggi, ... fra poco ... Trema, Alfieri).