retorico
retòrico (ant. o raro rettòrico) agg. e s. m. [dal lat. rhetorĭcus, gr. ῥητορικός] (pl. m. -ci). – 1. agg. a. Di retorica, che riguarda la retorica: arte r.; scuola r.; la tradizione r. antica; le grandi scuole r. greche, romane, medievali; analisi r., studî r., e stilistica r., nella teoria e critica letteraria e nella linguistica contemporanea. In partic., figura r. e luoghi r., v. figura (nel sign. 9 b), luogo (nel sign. 6 b) e anche topica; interrogazione r., in grammatica, v. interrogazione. Per estens., che è proprio della retorica tradizionale, dei suoi procedimenti e metodi, e del suo fine di conseguire un particolare effetto sugli ascoltatori e sui lettori: usare artifici r.; un discorso fondato su canoni o su principî r.; parlare, scrivere con eccessivo sfoggio retorico. b. Nell’uso moderno, con valore spreg., ampolloso, enfatico e sostanzialmente vuoto, privo o povero di impegno intellettuale, civile o morale: un sentimentalismo, un nazionalismo r.; un discorso, un articolo politico, un gesto retorico. c. Nella storia della matematica, algebra r., la fase in cui i problemi di carattere algebrico e le relative risoluzioni venivano espressi a parole, senza ricorrere a simboli (si contrappone ad algebra sincopata e ad algebra simbolica). 2. s. m., non com. Studioso, maestro di retorica, retore: chi conosciuto non l’avesse, non solamente un gran rettorico l’avrebbe estimato, ma avrebbe detto esser Tulio medesimo o forse Quintiliano (Boccaccio). ◆ Avv. retoricaménte, in modo retorico: un discorso retoricamente vuoto e altisonante; in modo conforme alle norme della retorica: un’arringa retoricamente perfetta.